Influencer: il loro è un mondo magico… e non regolamentato. Ma sembra che qualcosa si sta smuovendo a partire dalla Francia, che si è imposta col pugno di ferro. È stato approvato all’unanimità un disegno di legge che prevede una dura stretta sull’attività dei content creator. Ora si attende solo l’ok del Senato.
Maggioranza e opposizione unite con lo stesso obiettivo: regolamentare il mondo degli influencer. È quello che è accaduto nell’aula dell’Assemblea Nazionale francese, dove i 49 deputati presenti hanno approvato all’unanimità un disegno di legge particolarmente restrittivo nei confronti dei content creator. Cosa prevede nel dettaglio?
Il primo step sarà riconoscere giuridicamente la professione dell’influencer. Secondo le stime del governo, gli influencer francesi sarebbero più di 150mila, e il 60% di loro violerebbe sistematicamente le regole di pubblicità corretta. Con il riconoscimento giuridico della figura dell’influencer sarà possibile redigere e applicare un regolamento ad hoc, adatto alla professione e al mondo digitale, ponendo (finalmente) fine all’era di “anarchia” dei social.
Questo prevederà un controllo rigoroso delle sponsorizzazioni, spesso non dichiarate e quindi classificabili come pubblicità occulta. Il focus, in particolare, sarà su specifici tipi di sponsorizzazioni che mettono a grave rischio i consumatori digitali, sopratutto i più giovani. Parliamo innanzitutto delle pubblicità relative alla chirurgia estetica e quelle relative a “investimenti a rischio” (gioco d’azzardo, cryptovalute, scommesse sportive…).
Sempre finalizzata alla tutela dei giovani è la stretta sui filtri di bellezza. Come fece già la Norvegia nel 2021, la Francia obbligherà gli influencer a indicare esplicitamente l’utilizzo di filtri che modificano i connotati facciali o fisici. Per intenderci, non solo quelli nativi dei social (che sono automaticamente segnalati), ma anche ritocchi realizzati con app esterne come Faceapp e FaceTune.
Per i trasgressori è prevista una pena fino a 6 mesi di carcere e multe salate che possono toccare i 300mila euro. A garantire l’osservazione delle norme saranno le stesse piattaforme, che dovranno rendere disponibili adeguati strumenti di controllo e segnalare eventuali infrazioni.
Il disegno di legge prevede anche il riconoscimento ufficiale di una figura chiave nel mondo dell’influencer marketing: quella dell’agente di influencer. La figura – che esiste già da tempo – gestisce i rapporti commerciali tra content creator e aziende, fungendo da intermediario. Essa sarà finalmente riconosciuta giuridicamente e inserita accanto alle figure di agente già esistenti (agente sportivo, di modelli e di artisti), a cui fino a questo momento è stata assimilata.
La scelta della Francia non è arbitraria, ma viene da mesi di polemiche sull’attività degli influencer, considerata in molti casi illecita e dannosa per i consumatori. Ma il caso francese non è un caso isolato. Anche negli altri paesi europei (Italia in primis), la situazione è analoga e richiederebbe un eguale interesse da parte dei governi.
Sopratutto su Instagram e Tik Tok brulicano sponsorizzazioni di tutti tipi, spesso al limite dell’assurdo. Andiamo da chi “semplicemente” sponsorizza prodotti senza verificarne la validità a chi non si fa remore ad associare il proprio volto a prodotti o servizi dannosi per i propri follower. Spiccano i cosiddetti “fuffa guru”, pseudo business influencer che promettono ingenti guadagni tramite investimenti in criptovalute. Ma non è tutto: è altrettanto allarmante l’orda di influencer che collaborano con cliniche chirurgiche (spesso fuori Italia), ricevendo trattamenti gratuiti in cambio di pubblicità sui social. Questo ha fatto decisamente impennare la tendenza di giovani ragazze e ragazzi di volare all’estero – specie in Turchia e in Albania – per sottoporsi alla chirurgia estetica a prezzi vantaggiosi, non senza inconvenienti. Nel 2021 è stato approvato il DDL Concorrenza, piccolo passo avanti nel regolamentare la pubblicità sui social, ma non è ancora neanche lontanamente un punto di arrivo.
C’è poi da considerare la questione giuridica. Essendo quella dell’influencer una professione a tutti gli effetti (e, tra l’altro, non poco redditizia) dovrebbe avere un proprio inquadramento fiscale… Eppure in Italia gli influencer non hanno ancora un codice ATECO. Possono aprire partita IVA, certo, ma facendo riferimento a professioni piuttosto distanti dalla loro (nello specifico il codice 73.11.02, “Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari” 73.11.01, “Ideazione di campagne pubblicitarie”).
Insomma, si spera che la strada intrapresa dalla Francia non prosegua in solitaria, ma faccia da apripista per gli altri paesi europei, per porre finalmente fine all’anarchia dei social dove, al momento, tutto sembra permesso.
Alice Maria Reale
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.