La Norvegia ha ufficialmente reso illegale fare uso di filtri e fotoritocchi sui social senza dichiararlo. Il mancato rispetto della legge prevede multe salatissime per gli influencer.
I ragazzini, oggi, crescono sui social. Tik Tok e Instagram (e i relativi influencer) sono il loro principale punto di riferimento, un modello da cui trarre spunto. È proprio per tutelarli che la Norvegia ha deciso di estendere il Marketing Act del 2009, aggiungendo una clausola relativa all’uso di filtri e del fotoritocco sui social network.
La proposta di legge è stata avanzata il maggio scorso dal ministro dell’Infanzia e della Famiglia. Dopo essere stata a lungo dibattuta e aver fatto fronte al dissenso dei gruppi di opposizione, è passata al Parlamento norvegese. Adesso è ufficiale: pubblicare foto che alterano la reale fisionomia dei soggetti raffigurati è illegale, se non esplicitamente dichiarato.
La dichiarazione avviene mediante una label, una sorta di etichetta da inserire nel post (simile all’#Adv obbligatorio per i contenuti sponsorizzati). Il mancato rispetto della norma verrà punito con multe salate, con gravi ripercussioni sul lavoro e gli incassi degli influencer.
I motivi che hanno spinto lo Storting ad approvare questa legge convergono verso un’unica grande causa: tutelare i giovani utenti del web.
Secondo il Pew Research Center, il 95% degli adolescenti possiede uno smartphone e ha accesso ai social media. Molti di loro ammettono di essere quasi sempre connessi. La continua esposizione alle immagini dei corpi “perfetti” delle loro icone di stile porta a sviluppare una visione distorta del proprio corpo che, in confronto, appare quasi sbagliato. Ne deriva un’insicurezza così forte e radicata da portare i ragazzi, nei casi più gravi, a scomparire chilo dopo chilo, nel tentativo di raggiungere degli ideali di “bellezza” irrealistici.
La legge, dunque, non bandisce il fotoritocco, mira solo a renderlo esplicito. D’altronde gli influencer non sono gli unici a farne uso: è una pratica vecchia quanto il marketing stesso.
Basti pensare ai prodotti alimentari, presentati in pubblicità con foto totalmente modificate o addirittura facendo uso di prodotti di scena non commestibili ma più gradevoli alla vista. Questi stratagemmi sono molto comuni, ma è obbligatorio renderli espliciti con la famosa dicitura “*Tutte le immagini sono inserite solo a scopo illustrativo”. È ragionevole che sia fatto lo stesso con i selfie degli influencer, che sono a tutti gli effetti soggetti di marketing.
La legge implica importanti limitazioni per gli influencer e le loro agenzie, il cui lavoro è incentrato proprio sul trasmettere la migliore immagine di sé (con una conseguente attenzione al photo editing). Ci si aspettava dunque una reazione avversa.
In realtà la reazione di gran parte degli influencer è stata favorevole. Sono numerosissimi i content creator (anche italiani) che si sono dichiarati a favore della riforma e hanno preso a cuore il tema. La comunità di creators si è unita sotto l’hashtag #NoBodyDistortion mostrandosi senza filtri, dimostrando ai propri followers che non sempre i social rispecchiano la realtà. I corpi perfetti che siamo abituati a vedere spesso sono sfrutto di Photoshop, di una posa studiata o della giusta luce, come spiega Nicole Pallado mostrando le sue imperfezioni. Un’altra figura di spicco italiana che ha mostrato il suo supporto alla causa è stata Giulia de Lellis, che ha sfilato al Red Carpet di Venezia sfoggiando la sua acne.
Anche le piattaforme social stanno mostrando i primi segni di svolta.
Primo fra tutti Tik Tok, social preferito dai più giovani. Il social firmato ByteDance è riuscito ad elaborare un algoritmo capace di eliminare automaticamente i video di utenti che mostrano il loro corpo in maniera potenzialmente pericolosa o fraintendibile. Si tratta sicuramente di un passo avanti, ma c’è molta strada da fare: l’algoritmo presenta ancora molte lacune, ed è facilmente eludibile attraverso l’uso improprio dell’hashtag #FakeBody.
Purtroppo, la regolamentazione ancora sussiste solo all’interno dei confini norvegesi. Nel resto del mondo sono ancora molte le influencer che fanno subdolamente ricorso al fotoritocco. Un esempio tristemente lampante è la celebre Kim Kardashian, più volte criticata per il suo uso spropositato di Photoshop.
D’altra parte sono sempre più numerosi gli influencer che lottano attivamente per la body positivity e mirano a cambiare qualcosa. Il loro buon esempio è sacro, ma non è abbastanza: sta ai governi nazionali (o alle piattaforme stesse) fare un passo avanti, sperando che la svolta norvegese funga da “spinta” per una vera e propria rivoluzione.
Alice Maria Reale
Fonte: Flickr
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.