Nella storia della letteratura innumerevoli protagoniste femminili hanno narrato lo spirito dei tempi, conformandosi alle regole sociali o lottando per l’emancipazione. In questo 8 marzo, dedichiamo una mimosa a tutte loro.
Com’è brutto esser poveri! – sospirò Meg, guardando il suo vecchio abito.
Senza regali, questo Natale non sembrerà neppure Natale – borbottò Jo stendendosi sul tappeto davanti al fuoco.
Non è giusto che alcune ragazze abbiano ciò che desiderano ed altre niente – aggiunse Amy con un po’ di amarezza nella voce.
Abbiamo babbo e mamma e tra noi sorelle ci vogliamo tanto bene – disse Beth dolcemente.
Inizia così uno dei romanzi più iconici della letteratura al femminile. Quattro sorelle alle prese con piccoli e grandi drammi quotidiani, difficoltà, ambizioni, coraggio, amore. Uno spaccato ben assortito e quanto mai attuale dell’universo femminile che, da sempre, riempie le pagine più significative della letteratura mondiale.
Figure divine, muse ispiratrici, madri, amanti, eroine, cortigiane: le donne celebrate nelle liriche e nei romanzi sono tutte figlie del loro tempo e testimoniano l’evoluzione del ruolo assunto nella società nel corso dei secoli.
Beatrice, guida spirituale e strumento divino di elevazione dal peccato. Silvia, strappata troppo presto a quel “quel vago avvenir” e simbolo della caducità universale. Lucia, antieroina per antonomasia, ingannevolmente anonima e remissiva, capace di tener testa all’Innominato perché “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”.
Personalità tormentate e audaci quelle di Anna Karenina ed Emma Bovary, che pagano a caro prezzo l’insubordinazione alle regole sociali. Indomita e cinica l’indimenticabile Rossella O’Hara che spazza via le macerie di una vita perché “dopotutto domani è un altro giorno”.
Le sorelle Bennet che tessono trame e orditi della società inglese di fine Settecento. Jane Eyre e un’intera esistenza di crudeltà e sofferenze. Cesira, madre straziata de “La Ciociara”. Lila e Lenuccia, amiche geniali sullo sfondo di una Napoli e un’Italia che cresce nei decenni del dopoguerra.
Laila e Mariam, vittime invisibili della sharia islamica, alle quali l’ombra del burqa impedisce di vedere scintillare “Mille splendidi soli”.
Scevro da irritanti stereotipi e pretenziosi modelli di un femminismo di facciata, l’8 marzo rende omaggio a tutte loro. Donne intelligenti, intraprendenti, spregiudicate, fragili, eteree, sognatrici, molestate, miserabili, vincenti. Donne della letteratura e donne reali. Perché la letteratura rosa non è solo sospiri e occhi dolci. Lo sanno bene tutte le donne scrittrici ancora in netta minoranza rispetto ai colleghi maschi. Lo sa bene chiunque abbia fatto della scrittura uno strumento di battaglia per l’emancipazione.
E per rivendicare il diritto a esserci.
Assunta Saragosa
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