È un momento particolare per la storia calcistica della nostra Nazionale, chiamata a compiere l’impresa impossibile nel rispettivo girone di qualificazione ai Mondiali che si terranno l’estate prossimo in Russia, ossia quella di approdare direttamente il torneo ai danni della Spagna, sempre più prima dopo il netto successo per 3-0 contro gli uomini di Ventura lo scorso 2 settembre al Santiago Bernabéu di Madrid. Salvo miracoli, però, gli azzurri dovranno accontentarsi di giocarsi l’approdo alla rassegna iridata agli spareggi, anche perché difficilmente le Furie Rosse lasceranno punti per strada nei due incontri rimanenti, entrambi più che alla portata della squadra di Lopetegui (venerdì contro l’Albania in casa e lunedì in trasferta con Israele). L’Italia, dal canto suo, dovrà per forza di cose vincere sia con la Macedonia tra le mura amiche che in casa dell’Albania: il secondo posto è ormai blindato, ma portare a casa sei punti in due gare sarebbe il modo perfetto per chiudere nel migliore dei modi il girone di qualificazione, concludendo in grande stile un percorso fin qui tutto sommato positivo, con tanti alti e pochi bassi.
È bastata l’unica sconfitta subita fino a questo momento, però, a compromettere seriamente la situazione degli azzurri, la cui testa è già agli spareggi. Il playoff rappresenta sicuramente una novità per una squadra del calibro dell’Italia, che di solito non ha fatica a qualificarsi direttamente alla fase a gironi della Coppa del Mondo, essendo stata spesso e volentieri testa di serie nel corso della sua storia ed inserita pertanto in gironi di qualificazione piuttosto agevoli. Quest’anno, però, le cose sono andate diversamente e il fantasioso ma allo stesso tempo particolarmente discusso 4-2-4 – in cui numerosi giocatori di talento, tra cui ad esempio Verratti, non si esprimono al massimo delle proprie potenzialità – si è scontrato inevitabilmente con l’organizzazione tattica di una delle Nazionali più forti del mondo, la Spagna, capace di rispettare i pronostici della vigilia e dominare il girone in lungo e in largo, spezzando l’equilibrio nello scontro diretto di Madrid dopo l’1-1 maturato in quel di Torino all’andata.
Era dal 1998 che l’Italia non prendeva parte a uno spareggio per accedere ai Mondiali, quasi venti anni fa dunque: in quel caso, gli azzurri di Cesare Maldini ebbero la meglio contro la Russia (1-1 all’andata a Mosca il 29 ottobre 1997 e 1-0 per l’Italia al San Paolo il 15 novembre dello stesso anno), doppia sfida in cui ebbe l’occasione di debuttare tra i pali della Nazionale un certo Gigi Buffon, che probabilmente appenderà gli scarpini al chiodo proprio al termine della Coppa del Mondo. Dall’esordio con cui si guadagnò stabilmente il ruolo di primo portiere a un Mondiale che rappresenta il palcoscenico ideale per chiudere in bellezza la propria carriera: il capitano azzurro spera che i suoi riescano a qualificarsi, in modo da potersi congedare come merita dal calcio che conta. Tale desiderio è lo stesso di tutti i tifosi italiani e probabilmente anche di numerosi appassionati provenienti da ogni angolo del globo, anche e soprattutto perché l’assenza di una Nazionale storica qual è l’Italia, presenza quasi fissa ai Mondiali e seconda soltanto al Brasile per titoli vinti, inciderebbe in negativo sullo spettacolo e sulla competitività della manifestazione più attesa e prestigiosa di tutte.
Calcio giocato a parte, l’Italia dimostra di avere la testa rivolta anche e soprattutto al suo futuro e non ha intenzione di farsi trovare impreparata agli appuntamenti più importanti, sotto tutti i punti di vista. L’altro ieri la FIGC ha presentato il suo nuovo logo al museo MAXXI, il museo nazionale delle arti del XXI secolo situato a Roma, dove sono stati anche esposti i numerosi emblemi utilizzati dall’Italia dal 1910 ad oggi, nonché reliquie legate alla storia della Nazionale e i trofei vinti dagli azzurri. Abbandonato, dunque, lo stemma utilizzato a partire dal 2005 e leggermente modificato dopo la vittoria del quarto titolo mondiale nell’estate 2006. Al suo posto subentra un logo introdotto con l’intenzione di legare il presente al passato, associando modernità e tradizione, con la bandiera del nostro paese su sfondo azzurro e, in alto, il simbolo della FIGC, la scritta «Italia» e le quattro stelle, rappresentanti i Mondiali vinti nel 1934. 1938, 1982 e 2006. Uno sguardo concreto al futuro, dunque, ma senza tralasciare il passato, come dimostra l’inserimento della scritta «Italia», utilizzata già a più riprese negli anni passati e adottata a partire dal 1952.
Da quell’anno, soltanto nel biennio post vittoria dei Mondiali di Spagna 1982 e dal 1991 al 1998 (in quest’ultimo caso è stata sostituita dalla scritta «Federazione Italiana Giuoco Calcio») il simbolo della Nazionale è stato privo della suddetta scritta, inserita nei loghi con cui l’Italia ha conquistato la Coppa del Mondo nel 1982 e nel 2006 e l’Europeo nel 1968. Il presidente della Federazione Carlo Tavecchio ha dichiarato che le quattro stelle simbolizzanti i titoli mondiali vinti sono state ingrandite perché rappresentano una fonte d’orgoglio per l’intero Paese e che la FIGC punta a rinnovarsi senza però smettere di avvalorare la sua gloriosa storia. Dai due titoli Mondiali consecutivi, nel 1934 e nel 1938, e l’oro olimpico (1936) vinti con Vittorio Pozzo durante il regime fascista di Benito Mussolini, in cui il logo era caratterizzato dalla croce sabauda affiancata dal fascio littorio, allo Scudetto tricolore adottato nel dopoguerra e poi modificato nel 1952, con l’aggiunta di una scritta «Italia» in oro su sfondo nero, passando per il logo con cui la nostra Nazionale ha ottenuto lo storico trionfo nei Mondiali di Germania 2006, regalando a tutto il paese un’impresa che ancora oggi viene ricordata e celebrata con affetto e passione da tutti gli italiani.
Abituarsi al cambiamento non è mai semplice e spesso risulta più complicato del previsto, ma al contempo in determinati contesti diventa quasi doveroso farlo, per proseguire a passo rapido e deciso sulla strada che porta al futuro, pur senza voltare le spalle alla propria storia. L’innovazione a tinte azzurre, però, non riguarda soltanto il nuovo logo, ma anche i tanti volti nuovi che nel corso dei mesi scorsi si sono messi in mostra con la maglia della Nazionale e quelli che debutteranno al più presto. Il commissario tecnico Gian Piero Ventura, infatti, ha rimediato agli infortuni di Verratti e Belotti, ormai due elementi imprescindibili per il suo undici titolare, convocando al loro posto il giovane centrocampista classe ’97 Nicolò Barella, cresciuto ed affermatosi tra i grandi con la maglia del Cagliari, e l’attaccante Roberto Inglese, che in quel di Verona tra le file del Chievo ha trovato la sua dimensione ad alti livelli ed è stato prelevato dal Napoli la scorsa estate, rimanendo in prestito alla corte di Maran. Da segnalare, inoltre, il ritorno di Simone Verdi, che ha iniziato in maniera più che positiva la nuova stagione con il Bologna dell’ex c.t. Donadoni, mentre è stato confermato Lorenzo Pellegrini, che sta trovando sempre più spazio con la Roma di Di Francesco dopo essere esploso proprio sotto la guida di quest’ultimo con la maglia del Sassuolo. Insomma, l’Italia cambia, si evolve, in un processo rapido ma efficace che coinvolge tutti gli aspetti che gravitano intorno alla nostra Nazionale: il futuro è incerto, ma programmazione e fiducia sono le chiavi giuste per non farsi trovare impreparati.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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