Si tratta di una tendenza a cui negli ultimi anni si è data particolarmente voce: si leggono e si scrivono alcuni consigli rivolti ad aspiranti scrittori, in modo tale che chi ha già alle spalle una certa esperienza nel settore possa svelare qualche dritta a chi, invece, ne avrebbe voglia e non saprebbe da dove cominciare, o in che modo superare i primi “blocchi”. Il giornale britannico The Guardian ha chiesto a molti autori di dire la propria e, fra questi, anche a Zadie Smith, scrittrice e saggista inglese che ha pubblicato Della bellezza, NW e The Embassy of Cambodia, tra gli ultimi romanzi. Ecco i punti da lei citati.
1. «Da ragazzo fai di tutto per leggere un sacco di libri»
«Dedica più tempo alla lettura che a qualsiasi altra cosa», suggerisce la Smith. Il momento della formazione intellettuale ed emotiva, infatti, coincide con quello dello sviluppo psicofisico degli adolescenti. La mente è più aperta e ricettiva, l’attenzione è maggiore e perfino il desiderio di scoperta e di cambiare opinione è maggiore, oltre al fatto che l’immedesimazione è più frequente. In tal modo, si interiorizza prima la comprensione di numerose dinamiche di vario tipo, comprese quelle legate alla stesura di un’opera letteraria.
2. «Da grande, prova a leggere i tuoi scritti come li leggerebbe un estraneo…»
«…o, meglio ancora, come li leggerebbe un nemico». Nonostante l’entusiasmo e la fierezza di essere autore di uno o più scritti, è fondamentale rimanere lucidi e distaccati nel momento della correzione, così da stanare qualunque errore di natura linguistica o contenutistica, di coerenza interna o di trama, e perfezionare da sé quello che, un domani, potrebbe notare con meno indulgenza un lettore attento o un editore severo.
3. «Non cedere al romanticismo della “vocazione”»
«Puoi scrivere buone frasi oppure no. Non c’è uno stile di vita da scrittori. Ciò che conta è solo quello che lasci sulla pagina». Si tratta di un invito a considerare la scrittura in maniera più genuina, senza appesantirla con atteggiamenti che poco hanno a che vedere con l’aspirazione a farsi portavoce di messaggi di un certo spessore e di una certa piacevolezza. Senza scambiare uno scrittore con un dandy, né con altre tipologie di “icone” a cui attenersi, è più facile concentrarsi sullo stile e sulle storie che si intende fare propri, riuscendo a veicolare anche un’immagine di sé personale e sincera, in linea con i principi dei quali si decide di parlare sulla carta.
4. «Evita debolezze»
Aggiunge l’intervistata, però: «Fallo senza convincerti che le cose che non riesci a fare non valgano la pena. Non mascherare i dubbi su di te svalutandoti». Non a caso, trovare un equilibrio rispetto all’opinione che si ha di sé e della propria produzione può fare la differenza. Una certa tenacia e fiducia nelle proprie capacità scrittorie possono aiutare a completare molti lavori, ma a patto che li si consideri sinceramente validi prima ancora di dedicarcisi con anima e corpo. Sarebbe controproducente indulgere in debolezze o arroccarsi dietro finti punti di forza: entrambi vanno smussati e compensati con ponderazione.
5. «Lascia un tempo sufficiente alla scrittura prima di revisionarla»
In collegamento con il punto 2, ciò può aiutare a “fare sedimentare” un’opera prima di una lettura di labor limae, perché la distanza temporale fra il momento della prima stesura e quello dell’ultima revisione permette di analizzare ogni dettaglio con più calma, senza la falsa convinzione di conoscere ogni parola e ogni risvolto e di trovarlo già impeccabile. Ogni correzione è potenzialmente una ri-scoperta, durante la quale possono venire a galla molte sbavature, a patto di essere onesti al punto da volerle riconoscere.
6. «Evita circoli, bande, gruppi»
Questo perché, secondo la Smith, «la presenza di un pubblico benevolo non ti rende uno scrittore migliore»: potrebbe senz’altro rendere uno scrittore più elogiato, ma contestualmente anche più tronfio, il che costituisce sempre un rischio. Chi è convinto di essere già bravissimo nel proprio mestiere, infatti, tende a sforzarsi di meno per raggiungere obiettivi migliori e più elevati, così da adagiarsi su degli allori che, peraltro, rischiano di non essere veri. L’influenza altrui risulta stimolante e portatrice di creatività ma solo se si tiene a bada il proprio coinvolgimento.
7. «Lavora su un computer disconnesso da Internet»
Non è necessario essere aspiranti scrittori per constatarlo: avere libero accesso alla rete significa moltiplicare le fonti di distrazione. Anche a fin di bene, una ricerca sul web o il tentativo di lavorare con un certo sottofondo musicale possono rallentare i processi di stesura e frapporsi al flusso indisturbato di idee e spunti. Discorso analogo per smartphone e tablet: telefonate, notifiche e promemoria vocali non sono buoni amici della concentrazione. Chi non riesce a fare galoppare la fantasia potrebbe, quindi, scoprire che per ovviare al problema basta staccare il modem, la connessione dati e/o il Wi-Fi.
8. «Proteggi il tempo e lo spazio nei quali scrivi»
In altre parole, «tieni lontano tutti, anche le persone che ti sono più vicine». La dritta non è da intendersi in senso assoluto e ininterrotto, quanto piuttosto nel momento vero e proprio della creazione. Gli impegni quotidiani, l’interesse altrui e gli stessi rumori della casa condivisa con chi si ama, sono capaci di rallentare o di ostacolare il processo scrittorio al pari di quanto affermato nel punto 7, sicché non c’è niente di male nel ritagliarsi dei momenti e dei luoghi da consacrare solo ed esclusivamente alla propria opera, anche al fine di non coinvolgere nel bene e nel male chi è esterno alle conseguenze di un’elaborazione letteraria.
9. «Non confondere gli onori con i risultati»
Un atteso e prestigioso riconoscimento, infatti, può già considerarsi una vittoria e un giustificato motivo di gratificazione personale. I risultati culturali da ottenere attraverso le proprie pubblicazioni, tuttavia, non derivano soltanto da esperienze del genere e devono costantemente fare i conti con l’opinione critica, con l’approvazione dei lettori e con una volontà sempre autentica di non smarrire i punti-chiave della propria scrittura. Lasciarsi abbagliare da un periodo fortunato potrebbe, paradossalmente, allontanare da risultati ancora maggiori, ecco perché è bene non confondere i due elementi.
10. «Strappa il velo di qualunque verità»
Effettiva pillola di saggezza, applicabile ad ogni forma di scrittura e di comunicazione. Se il fine ultimo della propria attività coincide con il tentativo di svelare una verità della quale si è convinti, essere chiamati autori è un vero e proprio onore e privilegio. Chi sa impugnare la penna ha il dovere, infatti, di agire in favore delle prese di coscienza, siano esse individuali o collettive, intellettuali o emotive. Probabilmente è ciò a rendere il mestiere dello scrittore uno fra i più controversi, dibattuti e ambiti.
11. «Rassegnati alla malinconia che viene dall’essere perennemente insoddisfatti»
Non c’è niente di strano, dunque, nel non sapere gioire fino in fondo della versione finale delle proprie creazioni. Chiunque, se potesse, correggerebbe ancora e ancora l’uno e l’altro paragrafo, questo e quel risvolto, il primo o l’ultimo dialogo, in una perenne tensione verso la perfezione. Dal momento, però, che la perfezione non compete all’uomo e – e, di conseguenza, neanche agli autori più accreditati -, è raro che si dia alle stampe un’opera con la convinzione che non si sarebbe potuto fare di meglio. La rassegnazione consigliata dalla Smith, però, è contemporaneamente un incentivo a riprovarci, a dedicarsi a una nuova sfida con il foglio bianco, che perciò porta gli scrittori ad avere sempre qualcos’altro di più riuscito da dire, ci si augura fino alla fine dei tempi.
Eva Luna Mascolino
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