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“Vivere ancora”: la fotografia che racconta la morte
07 Febbraio 2016
Societas

“Vivere ancora”: la fotografia che racconta la morte

Home » Societas » “Vivere ancora”: la fotografia che racconta la morte

Un progetto coraggioso con un tema fragile, trattato con semplicità sincera e toccante. Grazie al fotografo tedesco Walter Schels, la fotografia diventa uno strumento per raccontare la sofferenza, la paura, la serenità e, infine, l’abbandono alla morte.

Noch Mal Leben - Vivere Ancora

Walter Schels, Beate Lakkota

Cresciuto a Monaco di Baviera durante la Seconda Guerra Mondiale, il fotografo tedesco Walter Schels, segnato dai bombardamenti e dalla visione dei corpi senza vita, ha vissuto gran parte della sua esistenza con il terrore della morte e nel 2002, ormai alla vigilia dei suoi settant’anni, decise di affrontare questa paura con la sua arte, ritraendo persone destinate a una morte imminente. La mostra fotografica Noch Mal Leben, rappresenta un tentativo di combattere l’idea della morte che oggi, principalmente nel mondo occidentale, è diventata una realtà antiestetica e fonte di angoscia.

Seguito dalla sua compagna e giornalista Beate Lakkota, ha passato più di un anno negli Hospice del nord della Germania, fotografando i soggetti quando erano ancora in vita e subito dopo il decesso. Il progetto affronta il tema delicatissimo della morte, con il massimo rispetto per la dignità delle persone ritratte che hanno dato la loro disponibilità lasciando una traccia della loro esistenza. La mostra fotografica presenta coppie di ritratti in bianco e nero, accompagnati dai dati biografici delle persone e da alcune testimonianze raccolte da Beate Lakkota su come hanno vissuto gli ultimi giorni di vita.

Noch Mal Leben - Vivere Ancora

Walter Schels, Beate Lakkota

L’iniziativa è stata promossa e portata avanti dall’associazione Il Papavero – Der Mohn di Bolzano, che intende promuovere e sollecitare la realizzazione di una struttura sanitaria dedicata ai malati terminali, e di rompere il tabù che spesso isola chi è prossimo alla morte. Ulteriore obbiettivo è quello di diffondere un pensiero collettivo volto a placare i timori riguardo la fine dell’esistenza di ognuno. La mostra è stata presentata nelle più importanti città d’arte come Berlino, Lisbona, Vienna, Tokyo, Tel Aviv e Innsbruck. In Italia è stato possibile visitarla presso la Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano. Lo stesso Walter Schels, estremamente segnato da questa esperienza, ha dichiarato di aver col tempo perso la sua fobia, imparando a valorizzare la vita e le relazioni personali.

Gianluca Merla

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