Le cosiddette aste “all’americana” hanno preso piede negli ultimi anni grazie a programmi come Affari al buio, in onda sul canale Cielo. I compratori hanno cinque minuti di tempo per guardare un lotto di cianfrusaglie da fuori , cioè senza avvicinarsi troppo. Tramite questo tipo di asta, il programma mostra come possano essere conclusi affari tangibili, come i veri schizzi a matita di Picasso, pezzi pagati comunque pochissimo.
Allo stesso modo, in Italia ha preso piede questo fenomeno con vari appuntamenti di questo tipo, come avvenuto a Rimini e più recentemente in provincia di Bologna. Il ragionamento è lo stesso del modus americano, si vendono oggetti vari, contenuti in box appartenenti a ex proprietari o affittuari morosi. Anche qui, gli acquirenti possono visionare la merce per un periodo limitato di tempo e ad una certa distanza, sperando nel colpo grosso, qui la citazione pare d’obbligo. Se si può considerare questa abitudine come utile per l’economia, dall’altra occorrerebbe pensare a quanto la tv americana stia influenzando la società italiana. Se da un lato gli affari possono anche ed effettivamente esserci, questa americanata potrebbe spingere l’accumulo compulsivo?
La stessa smania che si ha nel brivido di vincere a poker, si potrebbe avere anche quando si punta su un lotto di oggetti polverosi e non perfettamente visionati, sperando di fare la vincita della vita? Questo usato potrebbe essere una scusa per accumulare e sprecare? Potrebbe essere assimilato ad una sorta di gioco d’azzardo? Come se poi, la società italiana, non avesse abbastanza problemi con scommesse, giochi al lotto e accumuli vari inutili.
Serena Borrelli
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