Verstappen non riesce a fare 3 vittorie su 4 gare. Solo uno strepitoso Hamilton riesce a strappare la vittoria all’olandese, che in Ungheria fa segnare la prima pole position ma nulla può nei confronti di una grande strategia dell’inglese. Il campione del mondo in carica sceglie la via dei 2 pit-stop, compiendo una rimonta incredibile negli ultimi giri del gran premio. Benissimo anche Vettel, criticato per la quinta piazza in qualifica e applaudito per un podio insperato strappato al compagno Leclerc. La Ferrari conquista ancora un podio dunque, ma la differenza di prestazione con Mercedes e Red Bull sembra abissale. Benissimo anche Sainz: il pilota McLaren mette dietro ben 2 vetture dei top 6 piazzando un ottimo quinto posto.
Al via parte benissimo Verstappen, che si difende dagli attacchi della Mercedes. Male invece Bottas, che con due bloccaggi si fa passare prima da Hamilton, poi da Leclerc. In entrambe le occasioni il finlandese va a contatto danneggiando l’ala anteriore: il danno è tale che viene costretto a rientrare compromettendo la gara e con ogni probabilità anche il mondiale.
Già dopo 10 giri Verstappen e Hamilton staccano in modo considerevole le rosse, a una decina di secondi di distanza. Poi quinto Sainz, Norris, Raikkonen, Gasly, Grosjean e Hulkenberg. Al giro 20 l’olandese va in crisi con le gomme, lamenta poco grip e dopo 6 giri decide di entrare per montare la bianca. Hamilton sta fuori, spinge come un pazzo e al giro 32 si ferma rientrando però secondo a 6 secondi dal leader. Al giro 40 l’inglese prende Verstappen, ingaggiando un duello di altri tempi: Il 33 non molla in nessuna curva e accompagna all’esterno il campione del mondo, che alza il piede. Dietro faticano e non poco le Ferrari, che come in qualifica perdono tantissimo nei settori 2 e 3. Risaputo che un circuito come quello ungherese non sia favorevole alle rosse, ma una tale differenza di prestazioni è sintomo di una macchina costruita male e sviluppata peggio.
Al giro 49 l’episodio che cambia l’inerzia della gara. Hamilton rientra a sorpresa per montare le gialle: sono 20 secondi da recuperare in 20 giri e inizialmente sembra un’impresa impossibile. Giro dopo giro il 44 entra in modalità martello e guadagna decimi su decimi ad ogni curva. Al giro 60 si concludono i doppiaggi e con strada libera si nota la differenza tra le due vetture. In soli 6 giri Hamilton recupera ben 13 secondi e al giro 67 arriva il clamoroso sorpasso. Un episodio chiave, non solo perchè corona la più bella gara dell’anno per il pilota Mercedes, ma anche e soprattutto perchè mette la bandierina sul sesto mondiale, specie per il piazzamento finale dell’anonimo Bottas (che conclude solo ottavo).
Al giro 68 momento di gloria anche per Vettel che sfrutta il momento di difficoltà del compagno e in curva 1 prende con forza il secondo podio consecutivo. Buona prova per il 5, che conclude con un sorriso prima della sosta estiva: il prossimo GP sarà in Belgio, dove il tedesco ha segnato la sua ultima vittoria. Il giusto morale per riconquistare la vittoria in rosso? SPA sembra un circuito favorevole, ma come in Bahrain, Austria e Baku sarà necessario che tutto funzioni nel giusto verso.
Vettel
Nota positiva per Sainz che come detto mette dietro ben 2 vetture dei top 6 (Gasly 6° e il già citato Bottas, 8°). Lo spagnolo è spesso meno veloce di Norris ma in gara dà prova di tutta la sua esperienza registrando ad ogni circuito prestazioni positive. Bene anche Raikkonen, che continua a tirare la carretta dell’Alfa Romeo Racing con un gran 9° posto.
Adesso 3 settimane di stop. Staccare la spina sarà difficile per alcuni piloti, specie per la supremazia di un ritrovato Hamilton. L’inglese fa segnare la vittoria numero 7 in Ungheria, accorciando a soli 10 vittorie dal mito Schumacher. Senza contare che Bottas sembra ormai lontanissimo (62 punti di distanza) e Verstappen è a soli 7 punti dal 77. Il mondiale numero 6 in carriera sembra ormai a un passo per “The Hammer” e a meno di altre prestazioni “mondiali” di Verstappen sembra che nessuno possa opporsi all’attuale campione del mondo.
Francesco Mascali
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