La Champions League è la competizione più ambita e spettacolare del panorama calcistico internazionale, non soltanto perché a contendersela anno dopo anno sono le migliori squadre d’Europa e del mondo, ma anche e soprattutto perché è in grado di regalare emozioni uniche e storie da raccontare all’infinito e rivivere in tutti i modi possibili. Nell’elenco delle partite che hanno fatto la storia della Coppa dalle grandi orecchie in più di sessant’anni non può non rientrare la sfida tra Chelsea e Ajax, andata in scena la scorsa notte a Stamford Bridge e conclusasi con un pirotecnico 4-4. Si tratta del pareggio con il maggior numero di reti nella storia della competizione, dopo Amburgo-Juventus del 13 settembre 2000, Chelsea-Liverpool del 14 aprile 2009 e Bayer Leverkusen-Roma del 20 ottobre 2015. A sorprendere non è, però, il risultato in sé, quanto piuttosto quello che è accaduto in campo dal calcio d’inizio al fischio finale, il tutto all’insegna di un unico filo conduttore: la bellezza e l’imprevedibilità del calcio, molto più di un semplice sport.
La gioia in un attimo può trasformarsi in amarezza, quello che può sembrare il colpo del ko spesso e volentieri risulta essere la pozione della rinascita (o viceversa), una decisione arbitrale, un infortunio o una giocata a sorpresa possono cambiare l’inerzia di una gara in men che non si dica: tutto ciò, e non solo, racchiude al meglio il significato del calcio, che in soli 90′ sa essere splendidamente metafora di vita. Tant’è che sulla partita di Stamford Bridge si potrebbe scrivere tranquillamente un libro, comporre una canzone o girare un film, e sarebbe quasi impossibile fare tutte queste cose trattando esclusivamente di calcio. Come sempre, infatti, dietro c’è molto di più e tantissimi fattori che influenzano il corso di un match non sono per niente legati all’aspetto tecnico-tattico o allo stato di forma di una squadra. Quel che è certo è che, come nella vita di tutti i giorni, si può riuscire in qualsiasi impresa, ma è impensabile farlo senza gettare il cuore oltre l’ostacolo e dare il massimo fino alla fine.
Lo sa bene il Chelsea, che ha dimostrato di avere una forza mentale enorme, nonostante la giovane età di gran parte dei suoi calciatori (25 anni l’età media degli undici titolari schierati da Frank Lampard, con ben sette calciatori tra i 20 e i 25 anni, tre dei quali non avevano mai disputato una gara di Champions prima di questa stagione). La sfida con l’Ajax tra le mura amiche era tutto meno che scontata e l’inizio di gara lo dimostra pienamente. L’autorete rocambolesca di Abraham gela i padroni di casa in avvio di gara, ma i Blues non si abbattono e trovano il pareggio poco dopo con Jorginho, infallibile dal dischetto. Il match sembra già chiuso all’intervallo, con Promes che brucia Azpilicueta su un cross dalla sinistra e mette in rete di testa per portare in vantaggio i Lancieri e un autogol di Kepa, ancor più rocambolesco di quello di Abraham, che regala agli uomini di Ten Hag il 3-1 a metà partita: sugli sviluppi di una punizione battuta da Ziyech, la palla sbatte sul palo e viene deviata involontariamente in rete dal portiere spagnolo.
L’Ajax torna in campo con l’obiettivo di archiviare definitivamente la pratica e conquistare una preziosissima vittoria in ottica qualificazione agli ottavi di finale e sembra riuscire nell’intento: dopo appena 10′ di gioco della ripresa, infatti, Donny van de Beek – uno dei principali uomini mercato in casa Ajax – riceve dalla destra al centro dell’area, controlla e fulmina Kepa con un destro potente e preciso che sembra scrivere la parola fine sulla gara. Nel giro di pochi minuti, però, la serata cambia completamente: Azpilicueta va a segno con un tocco ravvicinato, Blind viene espulso per doppia ammonizione per un duro intervento ai danni di Abraham e poco dopo la stessa sorte tocca a Veltman, autore di un fallo di mano in area di rigore sugli sviluppi di un tentativo di Hudson-Odoi. Il tutto accade in appena cinque minuti. Gli olandesi restano così in nove uomini e Jorginho si rende autore di una doppietta, risultando ancora una volta impeccabile dagli undici metri.
A circa 20′ dal fischio finale, sotto di due uomini e con la gara riaperta, l’Ajax è costretto a chiudersi in difesa, con Ten Hag che getta nella mischia due difensori, Schuurs e Álvarez, al posto dei ben più offensivi Neres e Ziyech. Il pallino del gioco resta in mano al Chelsea, che spinge sull’acceleratore, supportato anche e soprattutto dalla carica emotiva di un pubblico che incita a squarciagola i suoi beniamini. I Blues riescono quindi a trovare il pareggio con uno dei tanti giovani talenti lanciati quest’anno, Reece James, subentrato in avvio di ripresa in luogo di uno spento Alonso, a segno con un gran destro di prima intenzione che non lascia scampo a Onana, dopo che Zouma aveva centrato in pieno la traversa con un colpo di testa nel corso della stessa azione. A quasi 20 anni (li compirà il prossimo 8 dicembre), James diventa così il più giovane giocatore a segnare in Champions League nella storia del Chelsea e fa esplodere di gioia Stamford Bridge.
Arriverà poi, poco più tardi, anche la rete del clamoroso sorpasso per 5-4, firmata da Azpilicueta ma annullata dal VAR in seguito a un controllo con la mano del capitano del Chelsea prima di calciare. Ciò nonostante, il bilancio della serata non può che essere positivo per i Blues, che stavano vivendo la notte peggiore della loro stagione e l’hanno trasformata in una delle migliori, riuscendo a evitare la sconfitta e offrendo una prova di forza a dir poco convincente, soprattutto per ciò che concerne l’aspetto mentale e la capacità di reazione di un gruppo che sta divertendo e stupendo. Menzione speciale per Frank Lampard, la cui carriera da calciatore non ha bisogno di presentazioni: 13 trofei vinti col Chelsea, di cui è il miglior marcatore all-time con 211 gol in 648 presenze tra campionato e coppe. Da allenatore, il classe ’78 sta proponendo un calcio divertente ma efficace, che mette in evidenza l’importanza del collettivo e del lavoro di squadra e che dà modo a tanti giovani talenti di esaltarsi, tra cui appunto Reece James, da poco ripresosi da un infortunio e reduce dalla prima esperienza tra i professionisti con la maglia del Wigan, in Championship.
Un sogno che diventa realtà per il ragazzino dell’Academy, che al pari dei vari Abraham, Mount, Tomori, Hudson-Odoi e Loftus-Cheek (attualmente out per infortunio) ha avuto modo di dire la sua in un Chelsea costretto a fare i conti col transfer ban, comminatogli dalla FIFA e trasformatosi in breve tempo in una manna dal cielo. Se è vero che i Blues non hanno potuto rafforzare un organico chiamato a disputare ben cinque competizioni (Premier League, Champions League, FA Cup, Carabao Cup e la finale di Supercoppa europea), infatti, è altrettanto vero che questo ha dato modo ai londinesi di iniziare un nuovo e intrigante corso fondato sui tanti giovani talenti sfornati dal settore giovanile di una squadra che è stata spesso e volentieri accusata di aver dato poca fiducia negli anni alle promesse, preferendo puntare su giocatori già costruiti e dal rendimento assicurato. Per tutti, però, c’è sempre una prima volta e un evento apparentemente negativo può portare alla favola più bella da raccontare: quella del calcio.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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