A San Paolo avevan iniziato il countdown già a ad agosto, quando mancava un girone intero da giocare. Poi, però, qualcosa sembrava essersi rotto e da dietro iniziavano a farsi minacciosi gli avversari. Bisognava chiudere la pratica in fretta e portare a casa il settimo titolo nazionale, per evitare una clamorosa figuraccia. Il Corinthians, con qualche difficoltà nella parte centrale del girone di ritorno, finalmente c’è riuscito e nella notte italiana ha sollevato davanti i suoi tifosi il tanto sospirato trofeo. L’epilogo annunciato che tutti si aspettavano da tre mesi. Il Timão ha vinto meritatamente il campionato brasiliano, anche perché un neo in una stagione praticamente perfetta non poteva oscurare quanto di buono era stato fatto.
La squadra di Fabio Carille ha battuto ogni record, allungando anche una striscia di partite consecutive senza sconfitta. Un momento di crisi, in un campionato lungo, è accettabile, soprattutto dopo l’exploit avuto nel girone d’andata. Non c’era altra squadra che avrebbe meritato il titolo come il Corinthians, che ha dimostrato una grande solidità difensiva e grandi capacità tattiche. Non è una squadra che gioca un bel calcio, ma sa fare bene il suo compito. Una squadra quadrata che al momento giusto ha saputo colpire gli avversari e ha controllato i match con diligenza e con sagacia, sopperendo alle carenze tecniche di una rosa normale, che ha fatto del gruppo la prima forza. Vincere con i campioni non è semplice, ma è più facile di quando in squadra hai tanti gregari. Quelle poche individualità a servizio di Carille hanno dato un forte contributo alla causa: Angel Romero (il paraguaiano è lo straniero che ha giocato più partite nel Timão), Rodriguinho e Jo sono stati i trascinatori di un reparto offensivo che spesso ha dovuto fare i conti con una coperta corta per una formazione da titolo.
La difesa ha sostenuto bene l’impalcatura architettata da Carille, che ha un calcio totalmente diverso dal suo maestro Tite. L’allenatore della Seleção ha un credo calcistico più offensivo, che regala più spettacolo rispetto a quello dell’attuale direttore tecnico del Corinthians, che invece cura minimamente e quasi maniacalmente ogni dettaglio tattico e non lascia mai nulla al caso. E se la retroguardia ha saputo adeguarsi alle defezioni che nel corso del campionato si sono presentate è perché la preparazione tattica delle partite era sempre indirizzata prima di tutto verso la protezione della propria porta.
In avanti, a fare la differenza è stato Jo, che con la doppietta rifilata alla Fluminense è salito a quota 18 in campionato e ha superato Henrique Dourado nella classifica dei cannonieri, centravanti proprio del Tricolor Carioca, che nella sfida dell’Arena Corinthians ha avuto un’occasione colossale per segnare il gol del pari, prima che Jadson chiudesse i conti e portasse il risultato sul 3-1, facendo esplodere di gioia i tifosi di casa.
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