Lo shopping è il vostro chiodo fisso? Il battito cardiaco accelera ogni volta che vi imbattete nelle vetrine luccicanti di un bel negozio? L’armadio rischia di esplodere ma non riuscite ad arrestare l’irrefrenabile voglia di fare acquisti? Se le compere sono la vostra ossessione e le carte di credito le vostre migliori amiche o se, più di una volta, vi siete sentiti in balia della febbre d’acquisto, come l’eccentrica e buffa Rebecca Bloomwood, protagonista di I love shopping, ecco che potreste essere affetti da shopping compulsivo. Tale patologia è, in effetti, una vera e propria dipendenza e, in quanto tale, potrebbe seriamente rovinare la vita di chi ne è affetto. A differenza di altre dipendenze, però, quest’ultima non è facilmente diagnosticabile. Per questa ragione, dunque, un gruppo di ricercatori dell’Università di Bergen ha pensato di elaborare la Bergen Shopping Addiction Scale, uno strumento di cui gli psicologi si potranno avvalere per scovare i casi di sindrome da acquisto patologico.
Tra carte di credito che facilitano di gran lunga il metodo di pagamento, il numero impressionante di siti di e-commerce, campagne pubblicitarie virali e un rapporto con le piattaforme virtuali, in cui l’essere cede il passo all’apparenza, ai nostri giorni è davvero semplice sviluppare l’ossessione per lo shopping. Chiaramente, secondo il parere di Cecile Shou Andreassen, ricercatrice dell’Università di Bergen, alcun soggetti mostrano una maggiore predisposizione alla sindrome rispetto ad altri. «La dipendenza da shopping è predominante tra le donne, specialmente tra quelle nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, mentre la sindrome va scemando con l’avanzare degli anni», spiega la studiosa. Inoltre la ricerca sembrerebbe dimostrare come gli individui particolarmente estroversi o nevrotici siano più esposti al rischio di maturare un’ossessione legata alle compere. Le persone estroverse si servirebbero dello shopping per manifestare la propria personalità o, ancora, per accrescere il proprio status sociale. I nevrotici, al contrario, riverserebbero negli acquisti i sentimenti negativi. Viceversa sembrano mostrare un basso rischio di sviluppare la dipendenza coloro i quali sono caratterizzati da scrupolosità, coscienziosità, passione per gli stimoli intellettuali e le novità.
Ma in cosa consiste la scala di Bergen? Quest’ultima prevede che si risponda a sette affermazioni, assegnando a ciascuna di queste una valutazione da zero, cioè in completo disaccordo, a quattro, qualora si sia d’accordo al cento per cento. Nel caso in cui si attribuisca i massimi voti ad almeno quattro delle affermazioni si potrebbe essere affetti dalla sindrome dello shopping compulsivo. Ecco i criteri della Bergen Shopping Addiction Scale: pensi allo shopping continuamente; fai acquisti per cambiare il tuo umore; fai talmente tante compere da avere effetti negativi sui tuoi impegni quotidiani; ti sembra di dover comprare sempre più oggetti per avere la stessa soddisfazione di una volta; ti sei ripromesso di fare meno shopping ma non ne sei in grado; sei a disagio quando non puoi andare a fare spese; fai talmente tanti acquisti che questo compromette il tuo benessere.
Ecco, dunque, cosa prova chi soffre di questa patologia. Perciò se, come Rebecca Bloomwood, non si desidera restare incastrati tra un groviglio di bugie e rocamboleschi inseguimenti da parte di agenti del recupero crediti, si farà bene a stare attenti ai propri acquisti. Lo shopping, d’altra parte, dovrebbe essere divertente, non dovrebbe diventare fonte di inutili problemi, poiché davvero la passione incontrollata per le spese potrebbe avere conseguenze disastrose sulla vita di tutti i giorni, senza parlare degli effetti sul conto in banca.
Debora Guglielmino
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