Lo stilista Rick Owens, celebre per il suo stile post-apocalittico con accurata ricerca nei tagli e nelle forme, durante la Paris Fashion Week 2016 ha realizzato una sfilata- performance in cui le modelle indossano altre modelle come se fossero abiti. Owens si ritaglia così uno spazio autorevole fuori dalle tendenze di tutti gli altri stilisti.
Modelle intersecate e incastrate tra loro, usate quasi come accessori. Si è visto di tutto e di più alla Paris Fashion Week quest’anno: ma d’altronde, quando c’è Rick Owens a calcare la scena, niente può rimanere più lo stesso. Owens è memorabile per i suoi show, con ambientazioni distopiche, quasi grezze, che includono vere e proprie performance, spesso provocatorie, a tratti concettuali. Ne è un esempio valido la sfilata per la collezione donna primavera/estate 2016, che è stata uno spettacolo di forte impatto: una serie di modelle che sorreggono sul proprio corpo altre modelle (come se fossero abiti) arrivano in passerella come una processione stralunata. Sono come un intervallo violento tra un look e l’altro, il momento dell’abito si fa ricordo di chi l’ha indossato prima di noi definendone codici, utilizzo e valore. Le ruches, i volumi, i tallieur e i tubini asssumono linee e drappeggi astratti. Owens diventa quasi un Picasso della moda, arricchendo le sue creazioni di un certo primitivismo africano. Primitivismo che si nota specialmente nelle linee semplici dei capi, con l’aggiunta però di pezzi contemporanei al fine di dare una prospettiva attuale. Questa sfilata non è carica di iper-sperimentazione né di eccessiva teatralità: piuttosto, è una serie di creazioni facili e dirompenti in grado non solo di vestire ogni donna, ma di metterla in condizione di riflettere sul significato di chi è venuto prima di lei.
Ma cosa c’è dietro lo scandalo? Quali sono le ispirazioni che hanno portato lo stilista più solitario e avulso alle tendenze alla realizzazione di questa forte perfomance? Siamo sicuri che sia semplice “cattivo gusto”, volgarità o mercificazione del corpo della donna? Chi conosce bene l’estro di Owens, sa perfettamente che dietro le sue acrobazie stagionali c’è sempre una motivazione. Infatti, per questa linea-primavera lo stilista si è lasciato ispirare dalla maternità e dalla sorellanza, col significato di nutrimento e rigenerazione.«Le donne che sollevano le donne, le donne che diventano donne e le donne a favore delle donne. Un mondo di donne che conosco poco e che cerco di far divertire a modo mio». Queste le parole dello stilista, che se è vero che la perfomance rimembra quelle dense di fetish e hard-core del perfomer Leigh Bowery o tutt’al più il genio pop Allen Jones, qui essa si carica però di un significato aggiuntivo: l’ancestrale, incredibile forza femminile e il valore della sorellanza. Si sofferma sui pesi che ogni donna deve portare, ma anche della loro straordinaria forza di volontà, la capacità di sostenersi e nutrirsi aiutandosi l’un l’altro.
Un cantante dal vivo, di nome Eska, ha reso più sentita la partecipazione alla sfilata intonando una canzone dal titolo The Exodus Song. Una strofa diceva così: «Con l’aiuto di Dio, so che posso essere forte», per sottolineare, infatti, con un certo malinconico e a tratti cinematografico senso, le scelte dello stilista. Che possa piacere o meno, sicuramente Rick Owens non finirà mai di stupirci.
Chiara Grasso
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