Un articolo del New York Times ha posto una lente di ingrandimento su una bella fetta di pazienti in psicoterapia che invece di sentirsi meglio con la terapia dichiarano di sentirsi peggio. Secondo il parere della dottoressa Giuliana Proietti, la psicoterapia per funzionare richiede i suoi tempi ma, in linea di massima, una buona psicoterapia dà i suoi primi seppur sommessi risultati dopo soli 6 mesi di trattamento.
Può succedere che ciò non accada ma non c’è da allarmarsi, se si ha fiducia nelle proprie capacità e soprattutto in quelle del proprio specialista è saggio e bene proseguire con la terapia per almeno altri 6 mesi. I pazienti a cui fa riferimento l’articolo del New York Times, però, sono in terapia già da più di un anno. Sono casi in cui la terapia frequente (2-3 sedute settimanali) assume le sembianze di un’abitudine, un po’ come un caffè al mattino. Non solo negli Stati Uniti accade questo ma anche nella nostra “vecchia” Europa. Molti pazienti cronicizzano psicoterapie abitudinarie e inutili. Spesso infatti si incorre in quella che gli esperti chiamano dipendenza dal terapeuta: non è più rilevante il motivo per cui si è ricorsi alla terapia, essa è diventata un’abitudine.
È proprio in questi casi che smettere è consigliato perché più efficace che continuare. Smettere potrebbe far aprire gli occhi al paziente: stupirlo. Fargli sentire di essere forte abbastanza da potercela fare senza la terapia. Fargli acquistare autodeterminazione e fiducia in sé stesso. Il sopracitato articolo conclude affermando che: «A volte il miglior trattamento è non farne alcuno». Certo non bisogna essere drastici ma avere la consapevolezza che la psicoterapia è un percorso difficile e che non dà soluzioni magiche e immediate.
Dunque potremmo concludere dicendo che è bene e ammirevole ricorrere all’aiuto di uno psicoterapeuta quando si riconosce di non potercela fare da soli, ci si trova in situazioni senza via d’uscita alle quali si è già provato più volte a rimediare da sé e quando ci si avviluppa nei soliti inutili, fastidiosi pensieri. Perché lo psicoterapeuta ci aiuta a vederci dall’esterno in modo professionale e, talvolta dandoci piccole dritte sapienti, ci porta verso la giusta interpretazione ed elaborazione dei nostri pressanti ragionamenti. Ovviamente, tutto ciò richiede un tempo che varia in base a fattori diversi come la gravità del problema o l’impegno del paziente ed è giusto dare fiducia a questa scelta di terapia. Quando però la terapia cronicizza e non apporta risultati che migliorino il benessere psichico del paziente è altrettanto saggio abbandonare ricordandosi che esiste sempre la possibilità di ricorrere allo psicoterapeuta quando se ne sente il bisogno. Perchè, si sa, non c’è bisogno di diventar matti per ricorrere alla terapia, si può usarla come strumento utile per guarire le proprie insoddisfazioni, la propria infelicità e aiutarsi a raggiungere i propri obiettivi: insomma a sentirsi più sereni.
Gilda Angrisani
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