Impariamo la Storia in molti modi: attraverso lezioni, libri di testo, film, feste nazionali, musei ecc. Grazie a questi strumenti riusciamo a conoscere chi è importante nel mondo o chi lo è stato. Studiamo la storia anche attraverso la lettura dei nomi di edifici, dei segnali stradali, dei parchi e dei monumenti pubblici. Ma, raramente, ci viene insegnata la storia delle donne e ancor più raramente quella delle donne di colore. A New York ci sono ben 145 statue di uomini e solo cinque di donne. Dove sono le altre scrittrici, scienziate e politiche che hanno contribuito allo sviluppo della città? Non ci sono. Ed è così che il collettivo statunitense SPARK, formato da giovanissime tra i 13 e i 22 anni, ha deciso di andare a caccia delle eroine dimenticate dalla storia e di riportarle al centro della scena.
Questo loro ambizioso progetto si chiama Women on the Map e, grazie al supporto di Google, compare già da alcuni mesi sulle mappe della celebre applicazione turistica scaricabile gratuitamente anche in italiano. Un lungo lavoro di ricerca, iniziato a marzo, ha portato le ragazze a ricostruire le vicende di 119 personaggi appartenenti a 20 paesi diversi. Un compito non semplice: in molti casi le fonti erano scarse, soprattutto per le donne di colore. «Molte persone sono convinte che la storia del passato appartenga agli uomini», spiega Dana Edell, uno dei membri dello staff «Invece non è così e non è necessario forzare le cose per celebrare le donne. Basta conoscere per intero quello che è successo. Molte di loro sono state semplicemente dimenticate dai libri di storia», prosegue.
Tante le storie raccontate: «Era super stimolante e sorprendente conoscere le donne che non abbiamo mai imparato a conoscere a scuola, come Patsy Takemoto Mink, Al-Kahina e Christine Jorgense» continua la Edell. Patsy Takemoto Mink è stata la prima donna giapponese-americana a esercitare la legge alle Hawaii ed è commemorata vicino al suo liceo, dove è stata eletta come il primo presidente della classe femminile. Viene ricordata per essere stata la prima donna di colore della nazione ad essere eletta al Congresso. Il suo impegno per la riforma dell’immigrazione, i diritti riproduttivi delle donne e la conservazione dell’ambiente sono stati i punti cardine della sua carriera politica.
Invece Al-Kahina (anche chiamata Regina Dihya) è stata un’indovina ebrea, nonché una guerriera militare africana che ha guidato un esercito in Nord Africa nel VII secolo. Ha combattuto gli invasori musulmani arabi e fu considerata la monarca più potente in Nord Africa come si vede dalla sua gloriosa statua in Algeria, dove la sua storia è “mappata”. E chi è infine Christine Jorgensen? Una cantante e performer molto amata. È stata la prima persona negli Stati Uniti ad essersi sottoposta a un’operazione di cambiamento di sesso e ha continuato a diventare una delle principali trans (attivista, apripista) della rivoluzione sessuale. E ancora: le storie delle Arpilleristas, coraggiose contestatrici del regime di Pinochet, quella di Mary Ellen Pleasant, un’attivista per i diritti civili di San Francisco che aiutò gli schiavi a fuggire dalle piantagioni e quella di Mary Annung, la paleontologa inglese che scoprì il primo fossile di plesiosauro.
«La mia preferita è Euphemia Lofton Haynes, la prima afroamericana a ricevere un dottorato in medicina», racconta la diciassettenne Elisabed Gedevanishvili. «È stata la prima a comparire sul mio telefono, mentre camminavo davanti alla Howard University, a Washington. In quel momento ho realizzato che le storie che avevamo inserito si erano svolte in luoghi che frequentavamo tutti i giorni». Il luogo di nascita o di lavoro di ognuna delle donne di Woman on the Map ora compare nell’applicazione accanto agli altri monumenti e punti di interesse locali; quando si passa vicino a una delle icone, lo smartphone vibra: un modo per invogliare i turisti a scoprire anche la versione femminile della storia.
L’APP è disponibile per dispositivi sia Android che iOS. Si può contribuire a far crescere questo prezioso database? Certo che sì: basta inviare allo SPARK la storia di una donna che si ammira o a cui ci si ispira, qualcuno appartenente alla città natale o appartenente alla storia antica. Unici requisiti richiesti sono che la protagonista sia vissuta in un passato più o meno recente e che abbia fatto qualcosa di significativo per il mondo o per la sua comunità. Il limite massimo è di 300 parole, in inglese. Per ora il nostro paese risulta desolatamente vuoto: «Di italiane ancora non ce ne sono», confermano «ma chiunque può rimediare». Che aspettate? Le ragazze dello SPARK team sono impazienti di conoscere la storia della vostra eroina personale e di inserirla sulla mappa.
Chiara Grasso
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