Quando si va al mare è possibile imbattersi in spiagge troppo affollate, episodi e seccature che possono accadere durante la giornata. Tutto ciò potrebbe essere evitato seguendo degli utili consigli che Focus ha recentemente scritto un elenco di risposte alle domande più comuni in materia “estiva”, in modo tale da passare (finalmente) una bella vacanza lontano da congestioni, correnti impreviste e meduse.
1. «Si può fare il bagno dopo avere mangiato?»
Si è sempre suggerito di aspettare almeno tre ore dopo l’ultimo pasto prima di fare il bagno in acqua. Il rischio a cui si va incontro è la congestione, ossia il blocco della digestione dovuto allo sbalzo termico tra la temperatura corporea e quella dell’acqua di mare. Congestione che, va sottolineato, non è un’esclusiva solo del mare ma può verificarsi anche per analoghi rischi dopo avere consumato una bibita molto fredda o nel passaggio da un ambiente caldo a uno con aria condizionata alta. Anche se i rischi di annegamento vero e proprio vengono da ben altri motivi, bisogna seguire sempre il buon senso sapendo l’orario preciso in cui ha mangiato, evitando di immergersi in acqua se troppo fredda. Consideriamo, ad esempio, i tempi medi di permanenza dei cibi nello stomaco: un succo di frutta ci mette al massimo venti minuti per passare all’intestino; la frutta impiega circa mezz’ora; la verdura cruda 30-40 minuti, meentre quella cotta 45-50; le patate 60 minuti. I carboidrati vengono generalmente digeriti nel giro di un’ora. Anche al latte scremato e ai formaggi freschi basta un’ora circa, mentre per i formaggi stagionati ce ne possono volere anche 4 o 5. Se il pasto consumato è a base di pesce, un’ora è più che sufficiente per la digestione, mentre per una bistecca di manzo ne servono 3 o 4, e fino a 5 per il maiale.
2. «Quali sono le correnti pericolose?»
Le correnti più pericolose sono le cosiddette “correnti di ritorno”, come spiega Andrea Gentile in La scienza sotto l’ombrellone (Codice Edizioni). Si creano dall’incontro tra l’acqua che torna verso il largo e quella che viene verso la riva. Di solito si riesce a riconoscerle perché l’acqua della corrente è più scura rispetto a quella circostante, oppure si può presentare come una striscia di mare calmo in mezzo al mare più mosso. Se ci si va a finire in mezzo, e ci si sente trasportati verso il largo, la cosa migliore da fare è cercare di attirare l’attenzione con un braccio e non cercare assolutamente di nuotare contro corrente per tornare a riva, perché si rischia di stancarsi presto e di non farcela. Meglio cercare di stare semplicemente a galla e di attirare l’attenzione, oppure di provare a uscire dalla corrente nuotando parallelamente alla spiaggia: di solito queste correnti sono strette e perpendicolari alla riva, e la strada da fare per uscirne è poca.
3. «Cosa bisogna fare se si incontra una medusa?»
Se si è vittime di un incontro ravvicinato con una medusa, la prima cosa da fare è rimuovere i tentacoli rimasti attaccati alla pelle, che contengono a loro volta gli organuli con il liquido urticante. La soluzione più semplice consiste, poi, nel risciacquare la parte colpita con acqua di mare, non con acqua dolce, che a sua volta favorisce la scarica del veleno. Ammoniaca, o addirittura l’urina, come suggerito da alcuni, non solo non funzionano contro le punture di medusa, ma possono peggiorare l’infiammazione della parte colpita. Contro il dolore, poi, bisogna applicare impacchi di ghiaccio e, se continua, farmaci analgesici orali o topici. A meno che non si tratti di una caravella portoghese: in quel caso meglio bicarbonato e acqua calda (a 40 °C) per una ventina di minuti.
4. «Come si forma una spiaggia?»
Le spiagge sono di fatto delle discariche naturali dove vanno ad accumularsi i detriti delle rocce erose da vento, sole, gelo e acqua. I fiumi li trasportano verso il mare e le onde li depositano lungo la costa. Perché le nostre spiagge siano proprio dove sono dipende dal punto in cui si è stabilizzato il livello del mare alcune migliaia di anni fa, e il loro colore varia a seconda della composizione. Le spiagge di sabbia chiara sono formate per la maggior parte da granelli di quarzo, con varie sfumature a seconda dell’età del minerale. Ci sono anche spiagge di origine organica, formate da ciò che resta di conchiglie e coralli.
5. «Perchè non sentiamo quando siamo immersi nell’acqua?»
In acqua i suoni si propagano più velocemente, a 5300 chilometri l’ora, contro i 1200 dell’aria. Il motivo per cui però noi sentiamo molto peggio immersi nelle acque del mare ha a che fare con la nostra anatomia e fisiologia. Sott’acqua il nostro padiglione auricolare, che come quasi tutti i tessuti del corpo ha praticamente la stessa densità dell’acqua, non riesce a svolgere la sua funzione, quella di raccogliere le vibrazioni e trasmetterle all’orecchio medio e interno. Le ossa del nostro cranio, però, più dense dell’acqua, riescono a ricevere e a trasmettere le onde sonore all’orecchio interno. In conclusone sentiamo con le ossa, che è anche il meccanismo su cui si basano alcuni apparecchi per le persone affette da sordità.
6. «Perchè le nostre dita diventano rugose in acqua?»
Secondo la teoria prevalente, quando stiamo per molto tempo a mollo, lo strato più superficiale della pelle assorbe molecole d’acqua, si gonfia e, essendo attaccato allo strato sottostante, si increspa. Succederebbe solo a mani e piedi perché è qui che lo strato corneo è più spesso. Secondo una teoria più recente, viene inserita anche l’azione delle terminazioni nervose. Alcuni scienziati sostengono, anche, che il raggrinzamento sia un tratto selezionato dall’evoluzione: renderebbe più facile maneggiare gli oggetti dentro l’acqua.
7. «Cosa è il fattore di protezione solare?»
È un numero che mette in relazione il fattore di tempo che la pelle impiega a scottarsi con il tipo di filtro della crema. Se normalmente il nostro fototipo impiegherebbe dieci minuti ad arrossarsi, con una protezione trenta ne impiegherà 300, cioè cinque ore (si moltiplicano i minuti per il fattore di protezione). È però solo un’indicazione approssimativa, molto dipende anche dall’ora dell’esposizione al sole, dalle condizioni meteorologiche, dal sudore, dal fatto di essersi bagnati.
8. «Nelle conchiglie si sente il mare?»
È la tipica domanda dei bambini, a cui la maggior parte degli adulti non sa rispondere. Quello che si sente è un rumore ambientale: tutte le onde sonore che si diffondono nell’aria, anche quelle troppo basse da percepire o a cui non facciamo caso, entrano nella conchiglia, che amplifica alcune frequenze. La stessa cosa che fa la cassa di risonanza di una chitarra.
9. «Possiamo bere l’acqua di mare?»
«Acqua, acqua ovunque, e neanche una goccia da bere», come dice il verso di Samuel Coleridge. Il motivo è nella concentrazione del sale. Il cloruro di sodio, che pure è fondamentale per il funzionamento del nostro organismo, nell’acqua di mare ha una concentrazione del 3,5 per cento. La salinità del nostro sangue è invece intorno allo 0,9 per cento, ed è essenziale che rimanga tale per il buon funzionamento degli organi. Se uno cercasse di dissetarsi con l’acqua di mare, il sale in eccesso nel sangue richiamerebbe l’acqua delle cellule. I reni lavorerebbero a pieno regime per espellere il troppo sale, ma in questo modo utilizzerebbero comunque più acqua di quanta ne sia stata ingerita. Il risultato, alla lunga, se non si ha acqua dolce a disposizione e si continua a bere acqua di mare, è la disidratazione, il blocco renale e la morte.
10. «Dobbiamo avere paura degli squali?»
Secondo l’International Shark Attack File, nel 2013, in tutto il mondo, settantadue persone hanno subito l’attacco di uno squalo, e dieci sono rimaste uccise. La maggior parte degli attacchi sono avvenuti in Florida, seguiti dall’Australia. Nel Mediterraneo, dal 1847 al 2012 sono stati registrati trentasei casi, con diciotto morti. In Italia, dove sono avvenuti tre degli attacchi fatali, l’ultima morte è avvenuta a Piombino nel 1989. Come suggerisce la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) è più probabile restare fulminati dalle lucine di un albero di Natale che essere uccisi da uno squalo. Insomma, la loro è un’immeritata cattiva reputazione.
Marcello Strano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.