Giornalmente, si cercano soluzioni, più o meno, valide al fine di “porre rimedio” allo sciupio continuo, delle materie prime, messo in atto dall’uomo. Tra questi, uno è quello riguardante il carburante e il petrolio utilizzato per generarlo. Proprio in tal senso, ogni anno, l’Italia spende milioni di euro per l’acquisto di barili di oro nero, utile (come sappiamo) alla produzione di innumerevoli elementi. Per abrogare – non del tutto, almeno per il momento – questo sperpero, si è data vita, già da qualche anno, ai mezzi di locomozione elettrici – come scooter, macchine, eccetera. E più passa il tempo, più il numero di siffatti veicoli cresce sostanzialmente. Soprattutto all’inizio del 2019, la cifra ha toccato gli oltre 6000 mezzi, sinonimo del fatto che se ne conoscono bene le funzionalità, oltre all’evidente risparmio di carburante in termini economici. Tuttavia, il problema rimane uno solo: come ricaricare questi veicoli?
Secondo quanto riportato da Il Post, le possibilità sono due: la ricarica presso casa propria – attraverso, quindi, lo smontaggio delle relative batterie da collegare, poi, agli alimentatori come fossero dei cellulari –, oppure, nelle colonnine situate presso i centri commerciali, o stazioni appositamente situate lungo le strade. L’unica differenza sta, naturalmente, nella grandezza della pila in questione, poiché, secondo il mezzo, la grandezza cambia, mutandone, pertanto, anche i tempi di ricarica: nella maggior parte delle case, la potenza massima applicata ai contatori di corrente è di 3.3 KW, e dato questo, potrebbero prolungarsi oltre le tre ore di tempo. Si consiglia l’acquisto di una presa industriale per poter effettuare più facilmente le operazioni di ricarica, ma non è, comunque, del tutto necessaria.
Per quanto riguarda, invece, le colonnine disposte sulle vie di comunicazione, il wattaggio cresce notevolmente, raggiungendo, persino, i 150 KW, e dando la possibilità, agli automobilisti dotati di macchine elettriche, di ricaricarle in pochi minuti. Secondo lo Smart Mobility Report, a settembre di quest’anno si è raggiunto il numero di circa 8200 colonnine disponibili, tutte con due modalità di ricarica: nel caso eroghino un massimo di 22 KW, meglio munirsi di pazienza e aspettare che ricarichi del tutto la batteria – anche se, alcuni mezzi, con una minima ricarica riescono a effettuare un centinaio di chilometri; viceversa, qualora la colonnina raggiunga, invece, i su detti 150 KW, fermarsi e rifornire, in tutta serenità, la batteria. Comunque si decida di rigenerarle, i costi sono particolarmente contenuti: per mezzo della corrente elettrica domestica, si parla di, pressappoco, 20 centesimi per kilowattora; nelle colonnine, di 45-55 centesimi per kilowattora. Quest’ultime, inoltre, offrono l’opportunità di abbonamenti mensili al costo massimo di 30 euro.
Insomma, non è impensabile, oggi, acquistare una macchina, o mezzo di qualsivoglia genere (come quelli realizzati da Tesla) di tipo elettrico, giacché si risparmia, non solo al livello di carburante – i cui prezzi, purtroppo e per l’appunto, aumentano di giorno in giorno –, ma anche in merito alle modalità di ricarica. È probabile che, più avanti, il mondo potrebbe cominciare a lamentare, altresì, un affievolimento di tutta la carica elettrica posseduta, dato l’aumento incessante di veicoli elettrici; nondimeno, oggi risulta molto più appropriata la compera di un mezzo di trasporto simile, che di quelli a benzina o a diesel – soprattutto di questi ultimi, i quali presto spariranno dal mercato.
Anastasia Gambera
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