Durante la navigazione, capita spesso di imbattersi in “Errore 404: Pagina non trovata”, o ancor meglio “Error 404: Page not found”. Alla visualizzazione di queste diciture, ci si inizia a innervosire non poco, maledicendo il computer o qualsivoglia componente possa aver compartecipato a quest’“Errore”. Le motivazioni possono essere molteplici: la rete Internet che funziona male, il client che ha cercato di comunicare col server ma quest’ultimo non è riuscito a ultimare la richiesta, spostamento dell’URL senza che questo, poi, sia stato adeguato al nuovo sito, e quanto di altro si possa immaginare. E non ha nemmeno tanta importanza l’origine alla base di siffatto inghippo, poiché è per tutti uguale il fastidio che genera. In ogni caso, circolano anche delle leggende sull’Errore 404, definite, la maggior parte, mere assurdità.
Una delle prime narra che il numero 404 appartenesse, all’inizio del 2000, alla stanza contenente i primi server Web all’interno del CERN di Ginevra, spiegazione definita, comunque, una grande stupidaggine. L’indicazione di nuovi sistemi, in primo luogo, esigono espressioni più stringate; inoltre, i nativi digitali (meglio conosciuti come millennials), non sanno più cosa voglia dire programmare con 64K di memoria, ecco che allora era importante trovare degli intervalli numerici i quali rappresentassero gli errori di pagina. Dato che, quest’ultimi, rientravano tutti nell’intermezzo del 400, all’errore di una pagina non trovata fu assegnato, quindi, il 404. Ma cos’è meglio, credere alla leggenda o appurare che, in realtà, questo è un numero attribuito sulla base di studi puramente tecnologici?
Secondo Wired, il fatto che molte persone preferiscano credere ai falsi miti che circolano su determinate vicende, 8 startup circa si sono messe al lavoro creando personaggi, meme e situazioni che ricreano quanto detto sulla pagina 404. Il credere che il proprio lavoro sia stato sospeso in tronco è una delle convinzioni preminenti le quali girano, tanto da spingere le case cinematografiche a farne oggetto di alcune loro creazioni di successo. Si dice, anche, che il motivo principale sia quello d’indurre l’utente internettiano a non restarci male per l’interruzione delle sue operazioni, anzi, a vedere il tutto come un modo per ricominciare da capo, nella speranza di fare ancora meglio. Dovrebbe essere così anche nella vita di tutti i giorni, d’altronde capita a tutti di essere bloccati nel bel mezzo di qualcosa, l’importante è non arrendersi mai!
Anastasia Gambera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.