Se ogni generazione ha avuto il suo simbolo d’emancipazione e rivoluzione, quello del duemila sembrerebbe aver ripreso l’ideologia hippy. Quasi diventata una moda, il consumo di Marijuana si è intensificato rapidamente in quest’ultimi anni.
Se esiste una serie TV per ogni argomento, la Showtime non perde occasione di un’inedita storia basata sul tema centrale palesemente illustrato nello stesso titolo: Weeds.
La trama gira, nelle sue ben otto stagioni, intorno alla figura matriarcale di Nancy Botwin la quale, vedova fresca di Judah, dovrà reinventare sé stessa per mantenere le sue abitudini: da signora d’adagiato tenore di vita nella piccola, ma ricca, Agrestic a piccola spacciatrice “in erba” di Marijuana. Intorno a lei girano le figure fisse, più o meno per tutte le stagioni, dei suoi figli Silas e Shane, il cognato Andy, il ragioniere e famigliare “adottato” Doug Wilson e l’amica-nemesi Cecilia Hods.
Denso di black humor, la serie racconta, dipinge e rappresenta un mondo intrinseco e parallelo a quello presente nella vita di tutti i giorni. Una lunga serie d’eventi porteranno la signora Botwin a comprendere e cambiare l’idea che finora ha avuto del giusto e sbagliato, del legale e illegale. Gli autori non tentano nessuna crociata pro-contro, semplicemente, mettono in evidenza, senza se e senza ma, ciò che già accade nel mondo americano (che per contagio, purtroppo, poco differenzia dal nostro).
Se nelle prime stagioni l’immaginario apre ad una piccola realtà fatta di spacciatori locali dai quali Nancy si rifornisce per vendere al dettaglio ad amici e non (ma mai ragazzini come si può vedere già dalla puntata pilota), le vicende svoltesi ad Agrestic – che cambierà nome in Majestic e successivamente Reagrestic – si spostano a Ren Mar, città nella quale la signora Botwin sarà alle prese con un nuovo livello fatto di spacciatori internazionali, confini, armi e giro di vite umane. Altri accadimenti spostano il fulcro dell’attenzione sulla famiglia e la sesta stagione apre ad un viaggio on the road in cui la Marijuana in forma pura viene sostituita con l’entrata momentanea dell’Hashish. L’ultima tappa della mirabolante vita di Nancy termina nell’esperienza del carcere e la realtà d’una grande città ben diversa dalla piccola Agrestic: New York.
Una sceneggiatura che lascia poco al caso e molto alla fantasia e un regista che ben interpreta il tutto producendo un prodotto divertente ma che alle volte sa anche far riflettere su ciò che esiste già intorno a noi. Poco politically correct e alle volte macabro, Weeds è una serie che cattura lo spettatore senza mai annoiarlo. Le inedite scelte usate per spezzare le stagioni mantengono una buona curiosità ma soprattutto alimentano la voglia d’uno spettatore mai disatteso nelle sue aspettative.
Curiosa e da molti apprezzata scelta anche nella soundtrack: Little Boxes di Malvina Reynolds. La colonna sonora è stata usata per quasi tutte le stagioni, tranne nelle ultime in cui non è presente per far spazio a delle simpatiche riproposizioni della foglia di Marijuana in una moltitudine svariata d’oggetti. Seconda e terza stagione sono accompagnati sempre da Little boxes ma arrangiata da diversi musicisti in diverse tonalità, alle volte anche guest star come i Linkin Park.
Le guest star sono presenti anche nella serie, Snoop Dog e Alain Morisette per citarne alcuni, che deve molto del suo successo a straordinari attori ben omologati tra loro e una superba recitazione della protagonista Mary-Louise Parker valsa nel 2006 il Golden Globe come miglior attrice protagonista. Se cercate una nuova serie TV o la mancanza di serie inedite affossano il vostro spirito d’interesse, Weeds è un’ottima scelta con il suo humour e la sua longevità.
Marco D’Urso
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