Nel nuovo capitolo della serie di Mission Impossible, con la IMF sciolta, Ethan Hunt (Tom Cruise) e il suo team devono affrontare una nuova missione: eliminare il Sindacato, un’organizzazione criminale di agenti speciali altamente qualificati incaricati di distruggere la IMF e di creare un nuovo ordine mondiale, attraverso una serie crescente di attacchi terroristici. Ethan riunisce la sua squadra e si allea all’ex agente britannico Ilsa Faust (Rebecca Ferguson). Il quinto episodio della fortunata saga di Mission Impossible è nelle sale. Il produttore stavolta è J.J. Abrams e torna a dirigere il regista Christopher McQuarrie, dopo Mission: Impossible – Protocollo fantasma (2011) e noto ai più per aver diretto il film I soliti sospetti (1995), vincitore di due Premi Oscar nel 1996.
Il protagonista, come di consueto, è Tom Cruise: quasi un supereroe i cui tratti distintivi vanno dall’apnea prolungata alla corsa vertiginosa in moto senza casco, dal travestimento che non ti aspetti al disegno artistico a matita; sembra che non ci sia nulla che egli non sappia fare, tanto che, nonostante le minacce titaniche, sono tutti tranquilli. Mission: Impossible – Rogue Nation si presenta in buona forma, tra romance e ironia. Ironia. Il film ne sembra permeato a partire dai teaser pre-titoli, con il protagonista Ethan Hunt che entra in scena all’ultimo momento sul jingle del franchise e si aggrappa a mani nude alla carrozzeria di un aereo in volo. Ma questo film è anche altro. Per “altro” si intende il restare il più vaghi possibile per quanto concerne l’intreccio, la storia, poiché si tratta di corse e di salti esattamente come nei precedenti quattro episodi. È come se la vera sostanza del film fossero gli espedienti tecnici e gestuali (corse e salti).
Tuttavia, McQuarrie non delude perché riesce a combinare sapientemente punti macchina e adrenalina e, come consuetudine, la love-story rimandata che lascia presagire un’ulteriore episodio. La Ferguson costituisce l’alter-ego femminile di Hunt, reggendo la responsabilità con meritevole aplomb, scendendo dai tacchi quando bisogna passare all’azione.
Enrico Riccardo Montone
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