Chi non pensa che le canzoni siano ormai tutte simili? Quante volte capita di sentir dire che ormai la musica leggera è stata interamente sperimentata, che non ci sono né innovazioni né soprattutto armonia di fondo, la stessa armonia rintracciabile nelle song composte dagli anni ’60 agli anni ’90? Un riscontro al riguardo è stata fornito da un’équipe di scienziati inglesi, i quali giustificano l’attuale mancanza della sonorità caratterizzante brani divenuti storici con un progressivo cambiamento, soprattutto concernente il genere pop. Analizzando più di 15mila canzoni, comprese in un periodo che va dal 1960 al 2010, i ricercatori della Queen Mary University e dell’Imperial College di Londra hanno condotto uno studio che, in effetti, ha permesso loro di capire e individuare, attraverso numerosi ascolti e un’attenta analisi, il cambiamento che la musica leggera ha subito negli ultimi 50 anni. Si è arrivati alla conclusione che tre grandi rivoluzioni hanno cambiato la musica pop nell’ultimo mezzo secolo, precisamente nel 1961, 189 e 1991.
Uno dei suddetti ricercatori ha affermato che, mentre la maggior parte delle persone giudica la musica moderna in maniera negativa, sostenendo che essa stia diventando di qualità sempre minore, la scienza, dal punto di vista compositivo, non individua nessun trend negativo e, anzi, ritiene che «la diversità della musica prodotta oggi è pari a quella della musica di cinquant’anni fa». Sembra quasi una contraddizione rispetto a quanto appare di fronte agli occhi degli appassionati di “buona musica”. In realtà i ricercatori, basandosi su uno studio delle diverse caratteristiche di ciascun brano – quali accordi, armonia e timbro -, sono riusciti a tracciarne un’evoluzione temporale che ha consentito loro di affermare come, proprio a partire dagli anni Sessanta, nei pentagrammi siano venuti meno gli accordi di settima dominante caratterizzanti, di solito, il genere blues e jazz.
Ed ecco, appunto, una sorta di prima rivoluzione, avvenuta in concomitanza con i primi lavori di grandi band quali Rolling Stones e Beatles intorno al 1964. A questa ha fatto seguito nel 1983 un secondo momento di transizione, durante cui hanno avuto enorme rilievo nuovi strumenti innovatori: campionatori, sintetizzatori e altri strumenti elettronici simili. Il cambiamento forse più significato e, senz’altro, quello che ha fatto e che tuttora fa più discutere, risale poi agli inizi degli anni ’90. All’epoca, come afferma la ricerca, «hip-hop e rap sono diventati mainstream. Una grande rivoluzione, perché hip-hop e rap hanno poca armonia: l’enfasi è su ritmo e suoni vocali. Così, improvvisamente, è diventato possibile scrivere una canzone pop senza armonia». Chissà allora, se con il passare del tempo assisteremo ad un’ulteriore rivoluzione, capace di sconvolgere e di innovare ancora una volta e in direzioni diverse il panorama sonoro che conosciamo.
È chiaro, in ogni caso, che innovazioni e cambiamenti scatenano dibattiti e lasciano critici coloro i quali sono abituati a un sound tradizionale, accompagnato da armonia e da tecniche che hanno fatto la storia. Non bisogna dimenticare, però, che proprio gli anni ’60 costituirono la culla di artisti e gruppi i quali tuttora appassionano molti giovani, facendol avvicinare a quella che rimane una tra le più sublimi delle sette arti.
Nancy Censabella
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