Nelle sale dal 26 gennaio, Il primo giorno della mia vita di Paolo Genovese – tra gli ultimi successi Perfetti sconosciuti e The Place – esplora la tematica tanto complessa e delicata, comune ai giorni nostri, del suicidio. Adattamento dell’omonimo romanzo del regista, si tratta di una storia gradevole che, tuttavia, non manca di criticità.
Primo fra tutti, Toni Servillo riconferma la sua immensa bravura e riuscirà senza dubbio a colpirvi. Altro nome conosciuto è quello di Valerio Mastandrea, calato in un ruolo tragico, ma capace di strapparvi una risata.
Figurano poi anche Margherita Buy e Giorgio Tirabassi. Un volto nuovo è, invece, quello di Sara Serraiocco.
Roma, piove: Arianna è un’agente di polizia nel suo turno di notte; Napoleone è un guru motivazionale; Emilia è una ginnasta che ha perso l’uso delle gambe; Daniele è un bambino divenuto famoso sul web per le sue challenge col cibo. Tutti loro hanno una cosa in comune: la scelta di porre fine alla loro vita.
Un uomo, sconosciuto e insolitamente convincente, consente loro di passare una settimana da invisibili e osservare il mondo dopo la loro scomparsa. C’è chi cambierà prospettiva e chi ritornerà sui suoi passi: l’importante è fare una scelta.
Genovese si cimenta in un arduo esperimento: un tema difficile da trattare, quale quello del suicidio, rischia di ridursi a un esercizio di retorica. Ai protagonisti viene data una seconda possibilità: giorno per giorno, durante una settimana, sperimenteranno la sensazione di arrendersi per poi toccare con mano la speranza.
I personaggi principali, escluso l’uomo misterioso, impareranno a conoscersi e confrontarsi. Assisteranno soprattutto alla vita dei cari in loro assenza, meditando sulla possibilità di ritornare per non perdere ciò che si poteva costruire o magari scoprire ex novo. La pellicola sa bene quali corde toccare e quali tralasciare, accompagnando lo spettatore verso riflessioni che lo suggestioneranno.
La finzione alla base de Il primo giorno della mia vita, questo stato intermedio tra vita e morte, è ben resa dal regista, che sa come non banalizzarla. Tuttavia, la tendenza è quella di osare troppo e questo compromette la pellicola. Soprattutto verso la parte risolutiva, si cade nell’errore di un eccessivo contatto tra le due realtà. Così, l’epilogo risulta semplicistico.
Quindi la banalizzazione è dietro l’angolo e questo si riscontra anche nell’attualizzazione di alcuni personaggi. Per esempio, il caso molto comune del piccolo Daniele è reso in maniera sbrigativa e si rivela poco credibile ai nostri occhi.
Il primo giorno della mia vita sa intrattenere e far riflettere. Una tragicommedia con i suoi lati negativi, che tuttavia non vi lascerà insoddisfatti, stimolando di certo una sana discussione dopo la visione.
Riccardo Bajardi
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