Dopo Frances Ha (2014) film mal distribuito in Italia, un altro ottimo risultato per il regista Noah Baumbach con Giovani si diventa. Il regista ha dimostrato e dimostra di essere sempre più cantore della sua generazione. Giovani si diventa ha come protagonisti Josh (Ben Stiller) e Cornelia (Naomi Watts). Josh è un documentarista in preda ad una crisi di creatività, Cornelia è una produttrice. A una prima visione si potrebbe pensare che i due formano una diade a cui non manca nulla. In realtà ai due protagonisti manca moltissimo e, in ultimo, non riescono a far propria l’accettazione del tempo che passa. Con un stile tipico dei film classici alleniani, un giorno si imbattono nei giovani Jamie (Adam Driver), anch’egli regista di documentari e Darby (Amanda Seyfried). Da quel momento il poi la vita dei due coniugi viene “adeguata” allo stile di vita dei due giovani.
Dopo aver analizzato un ritratto curioso, ammirato e ammirabile di una giovane donna di oggi in Frances Ha, il regista cambia il suo punto di vista, osservando la manifesta incapacità di accettare il trascorrere del tempo. Baumbach è come se avesse perfezionato il suo studio relativo ai tipi ideali (sociali e intellettuali) a cui ha dato vita Woody Allen nei suoi film con sfondo la Grande Mela. Attento ad ogni minimo dettaglio alla stregua di un pittore fiammingo, Baumbach riesce a rendere i dialoghi perfettamente consoni alla situazione. Potremmo quasi definirlo un Woody Allen 2.0 con qualcosa in più: la fedeltà nello spirito al regista di Manhattan è totale. È impossibile pensare a Giovani si diventa tralasciando il capolavoro dell’amarezza di Woody Crimini e misfatti (1989), richiamato esplicitamente anche da diversi elementi della trama. Facendo un parallelismo, l’Alan Alda del film di Allen è diverso dall’Adam Driver di quest’opera in cui non è soltanto un personaggio negativo; ciò che compie, lo compie perché è motivato a farlo e perché a guidarlo è l’istinto del manipolatore di influenze.
Il regista gioca con la figura retorica dell’anagrafico in chiave di commedia intellettuale newyorkese e lo trasforma in thriller sull’arte della truffa. Mentendo in entrambi i casi e ingannando il protagonista Josh, almeno quanto lo spettatore. Si può parlare di una commedia che rappresenta la quotidianità che tutti possono toccare con mano senza banalizzare i fatti e senza renderli stereotipati. Una narrazione che si guarda senza pesantezza e porta con leggerezza a vivere il nostro tempo che è rappresentato sullo schermo. È un film che va visto con la voglia di chi vuole stare al passo del proprio tempo.
Enrico Riccardo Montone
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