Alex Garland debutta alla regia con il film Ex Machina; egli è noto ai più come giovane scrittore di successo per The Tesseract (1997) e The Coma (2004), in particolare per The Beach (1996) da cui il regista Danny Boyle trasse un mediocre film con Leonardo DiCaprio nel 2000. Il titolo di questo film di esordio trae ispirazione dal ruolo che ricoprivano gli dei nelle tragedie classiche. La storia è incentrata sul programmatore di computer Caleb Smith (Domhnall Gleeson) che si aggiudica la possibilità di trascorrere una settimana nella casa in montagna appartenente all’amministratore delegato della società per cui lavora, per scoprire poi che deve partecipare ad un esperimento che coinvolge una nuova modalità di intelligenza artificiale.
Il regista dimostra una grande capacità di esercizio di stile e storia che non lo fanno considerare il tipico autore cinematografico al debutto. Il film è inscritto all’interno di uno schema interpretativo ben preciso e lo spettatore può permettersi di “interrogare” a suo modo l’opera. La prima analisi è quella tecnica: la scelta del supporto, quella dei piani e dei campi, quella della luce e del suono. Perché il primo discorso che un’opera fa, lo fa attraverso il modo in cui è fatta, parafrasando Umberto Eco.
Ben recitato, Ex Machina affronta un tema importante per la storia del cinema, della fantascienza, della scienza. Lo fa senza nessuna paura, trovando un equilibrio raro tra analisi e racconto. Si può dire che il film sia influenzato in parte dal regista Jonathan Glazer e dal suo controverso Under the Skin (2013); ciò si può riscontrare sia nello stile, sia nella struttura narrativa. Ex Machina è quel film che si occupa di temi che le neuroscienze trattano quasi quotidianamente ma allo stesso tempo è un lavoro che permette lo sviluppo di certe meditazioni astratte degli ultimi anni sull’intelligenza artificiale. Allo stesso modo, parla di identità, futuro, libertà e rapporti umani. Garland riesce a (con)fondere sentimento e pensiero, uno dei segni più caratteristici di uno storyteller.
Enrico Riccardo Montone
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