Con la benedizione della regina Elisabetta, Londra si appresta a festeggiare i 40 anni del movimento inglese più ribelle di sempre: il punk. E lo farà con concerti, film, mostre, esplorando l’influenza che ha avuto sul cinema, sulla musica ma anche sulla cultura, sulla nostra società e sulla politica.
Correva l’anno 1971 quando una coppia di fidanzati, aprendo un negozio al 430 di King’s Road a Londra, posero le basi di quella subcultura, esplosa poi cinque anni più tardi, chiamata punk. Chi erano i due? Nientemeno che Malcolm McLaren e Vivienne Westwood.
Fondatore della band dei Sex Pistols il primo e futura stilista di successo la seconda, essi cambiarono spesso nome al loro negozio, fino alla scelta del nome Sex; quest’ultimo proponeva articoli particolari, sadomaso o comunque alternativi e in controtendenza. Nel 1975, McLaren ebbe l’originale idea di raggruppare alcuni ragazzi tra i commessi del posto, frequentatori e conoscenti, ma anche mezzi teppisti del quartiere, per fondare un nuovo gruppo musicale dalle caratteristiche provocatorie e grezze. Assieme a
Vivienne, studiò l’abbigliamento per la band, e nacquero verso la fine del 1975 quelli che noi conosciamo come i Sex Pistols.
Il loro look era composto da vestiti strappati, colorati, capelli corti, spettinati e spesso colorati, indumenti sadomaso-fetish, giubbotti e pantaloni in pelle, catene, borchie, spille da balia, lucchetti usati come collane, collari borchiati, svastiche (al solo scopo di scandalizzare) e tutto ciò che di appariscente e provocatorio si poteva proporre. Nel novembre 1976 usciva Anarchy in the UK: «I wanna be Anarchy, in the city» si intonava per le strade, e chiunque all’epoca sapeva che la city di cui si stava parlando era quella di Londra.
Quarant’anni dopo, la capitale inglese ospiterà, nel corso del 2016, un mega festival per omaggiare il movimento, con tanto di concerti, conferenze e mostre nei musei. L’obiettivo sarà quello di immergerci nelle radici e nella storia del punk inglese, esplorando l’influenza che ha avuto dal cinema alla musica, passando dalla cultura fino alla politica. Punk.London inizierà dunque il 4 gennaio al The 100 Club, la location che nel settembre ’76 ospitò il 100 Club Punk Special, un maxi festival punk di due giorni che coinvolse tutti i nomi più importanti del movimento, dai Sex Pistols ai Clash. Fino al 14 di gennaio, infatti, il locale ospiterà il Resolution Festival.
A supportare la manifestazione sono chiamate le principali organizzazioni della città di Londra, quali la BFI, la British Library, il Design Museum, l’ICA, il Museum of London, il The Photographers’ Gallery, l’etichetta discografica indipendente Rough Trade, e il Roundhouse. Ma, in pieno stile DIY (Do It Yourself), chiunque, in tutto il mondo, potrà organizzare un evento e inserirlo nel calendario di The Culture Diary, segnalandolo come Punk 2016. In questo modo si potrà essere inseriti nel calendario degli eventi ufficiale di Punk.London. Anche il logo, firmato da Neville Brody, importante designer della scena punk londinese, si potrà utilizzare nelle proprie comunicazioni, senza alcuna restrizione.
Inoltre, per chi cercasse dei finanziamenti per un futuro progetto di esplorazione circa il patrimonio del punk, l’Heritage Lottery Fund (HLF) ha messo a disposizione programmi per progetti di sovvenzione che fanno la differenza per il patrimonio, le persone e le comunità. Un festival quindi a 360 gradi su questo universo alternativo che durerà non meno di 365 giorni. Un motivo in più per aspettarsi un 2016 movimentato sull’isola.
Chiara Grasso
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