Si chiama Vanni ed è la più antica libreria italiana degli Stati Uniti, ma questo non è tutto. È stata fondata da un siciliano di Caltagirone, il che va doppiamente controcorrente rispetto a un mito comune: che gli italiani in America abbiano fatto solo raramente fortuna grazie alla cultura e che i siciliani ci siano riusciti solo grazie a mafia e altre operazioni losche. Peraltro, è stata fondata al 548 di West Broadway, a New York, capitale per eccellenza, non tanto politica quanto “filoamericanamente” culturale e socio-economica. Ulteriore dato non da poco, la libreria ha fatto successo: dal 1884 fino al 2004 è rimasta aperta e indipendente senza sosta, diventando la principale fornitrice di libri nostrani per le biblioteche pubbliche e universitarie in Nord America, salvo poi chiudere a causa di numerosi problemi economici, evidentemente più gravi per la famiglia proprietaria rispetto a quelli di immigrazione di un secolo e mezzo fa.
Adesso per la felicità di molti è tornata sul mercato: un’iniziativa proposta dal Centro Primo Levi, infatti, ha consentito a Vanni di riaprire i battenti già da fine gennaio sulla 12a strada a Greenwich Village, nei pressi della Casa Italiana della New York University. Si tratta di una palazzina molto richiesta, perché sita in uno dei quartieri più romantici e fermi nel tempo di Manhattan e perché l’ateneo avrebbe voluto acquisirla come molte altre proprietà disponibili nelle vicinanze. Sarà qui, invece, che Vanni tornerà ad essere non solo un’istituzione d’epoca, ma anche un’affermata casa di pubblicazioni, una stamperia e un’importatrice di dizionari, manuali e saggi provenienti dall’Italia e dall’intera Europa.
Il Centro Primo Levi ha intenzione di presentare qui le proprie pubblicazioni, rendendo il luogo un centro di mediazione tra passato e futuro: «La prima stanza della libreria rimarrà com’era – ha dichiarato Alessandro Cassin, direttore editoriale del Centro – non vogliamo toccare praticamente nulla. La seconda stanza invece diventerà una galleria e un luogo d’incontro in cui accogliere il pubblico in occasione di reading e presentazioni. Ma vogliamo che nella sua nuova veste questa libreria torni a essere una vetrina non solo per le nostre pubblicazioni ma in genere per la piccola editoria italiana che merita di essere conosciuta anche qui».
Ha anche aggiunto che l’auspicio è di puntare i riflettori sulla storia dell’ebraismo italiano in America: operazione non facile, vista la contemporanea concorrenza di più grosse catene e di Amazon stesso, in fatto di editoria. D’altra parte sembra che l’apertura sarà limitata a un periodo di tempo ancora da definire; eppure chissà che non possa trattarsi di un vero e duraturo “miracolo sulla dodicesima strada”.
Eva Luna Mascolino
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