Nell’epoca dei social network, l’immagine dell’individuo sta vivendo una diffusa esposizione pubblica senza precedenti. Ovviamente, essa finisce per coincidere, concettualmente e fattualmente, col corpo, la prima e primaria espressione fenomenica della persona il che non ha fatto altro che rendere più vivo che mai il dibattito sull’aspetto estetico dell’essere umano, sull’emulazione dei modelli ideali veicolati dai media e sulle ripercussioni per la psiche che possono derivare dall’insoddisfazione per il proprio aspetto estetico e, più in generale, sul rapporto fra corpo e mente umana.
Tuttavia, la discussione non è ad appannaggio esclusivo dei pensatori del terzo millennio. Infatti, la dialettica riguardante il rapporto fra aspetto esteriore dell’uomo e il suo animo è parecchio risalente ed è stata affrontata in numerose dissertazioni da alcuni dei più famosi autori classici. La più celebre massima sull’argomento, ovviamente, è il “Mens sana in corpore sano” di cui si rinviene traccia nelle Satire di Giovenale.
Costui, nel decimo titolo della propria opera, stigmatizzava l’anelito verso beni vani e futili quali le ricchezze materiali, la fama e la gloria esprimendo piuttosto, l’auspicio che gli uomini pregassero le divinità affinché li dotassero tanto della sanità mentale quanto di quella fisica. Ora, di certo, l’autore non aspirava ad essere un guru del fitness visto che rigettava da un lato, il concetto di matrice ellenica in base al quale l’allenamento mirava a soddisfare unicamente i desideri edonistici e di vanagloria degli atleti e, dall’altro l’idea romana secondo cui l’allenamento fosse unicamente finalizzato a scopi militari.
Ciononostante, involontariamente, la celebre frase dell’autore latino, Mens sana in corpore sano, ha dato il là ad una serie di studi che hanno ottenuto numerosi riscontri scientifici i quali evidenziano come, effettivamente, sussista un legame simbiotico tra benessere fisico e intellettuale. In questo filone, si collocano, fra le altre, le ricerche compiute dalla University of Illinois at Urbana-Champaign la quale ha dimostrato un nesso di correlazione fra attività fisica e miglioramento del livello di attenzione e del funzionamento della memoria degli studenti, così come confermato dal saggio Physical Activity and Student Performance at School di Howard Taras, nel quale è stato scientificamente provato che gli studenti meno sedentari presentano un livello di attenzione superiore rispetto gli altri.
Prima ancora dell’autore di Aquinum, però, già Aristotele aveva affrontato il tema del legame tra fisico e mente. Egli guardava all’esercizio ginnico e allo studio come due elementi sì antitetici ma legati da un rapporto non tanto dicotomico quanto dialettico ove la forza fisica sviluppata con gli allenamenti andava contemperata dallo studio della musica e delle altre arti al fine di evitare che il coraggio acquisito con l’esercizio fisico diventasse ferocia, imparando così a imporre dei paletti razionali che andassero a circoscrivere gli istinti primitivi. Secondo il filosofo greco, solo tramite un siffatto processo educativo si sarebbero potuti formare uomini migliori in grado di guidare la società verso il benessere e la felicità comune.
Non aveva vocazioni sportive neanche Lucio Anneo Seneca ma una parte del suo pensiero sulla costruzione dell’io può essere applicata anche in questo campo. Il precettore di Nerone, infatti, nelle Epistole a Lucilio, sosteneva che il processo di formazione dell’uomo constasse di due momenti imprescindibili: dapprima, la cosiddetta “spinta verticale” cui, successivamente, sarebbe seguito un momento di “espansione orizzontale”.
La spinta verticale, nella visione dell’autore di Cordova, sarebbe il miglioramento di sé stessi inteso come la ricerca di quelli che sono i problemi che attanagliano l’esistenza dell’individuo. Esso inizia con l’ammissione e presa di coscienza degli stessi, con un processo che mutua metodi e approccio dalla medicina, al punto tale da spingersi a parlare di pathos inteso proprio come stato patologico di passività alla “malattia”. Solo al termine di questo percorso di perfezionamento del proprio io, l’uomo potrà pervenire ad una piena libertà interiore ed aprirsi al recupero di una dimensione sociale.
A questo punto, quindi, subentra l’espansione orizzontale. Infatti, può essere utile alla società e alla comunità soltanto chi ha preso consapevolezza di sé e, soprattutto, del proprio ruolo in questa vita, tramutando gli sforzi finora profusi al fine del miglioramento di sé stessi in una dimensione collettiva, contribuendo al suo miglioramento della società in cui vive e, in qualche modo, lasciando il segno nella storia.
Ora, non è un mistero che una forma fisica non irreprensibile, sia per le insite problematiche di salute che essa comporta che, purtroppo, per le degenerazioni derivanti da una società come quella moderna la quale pone l’immagine al primo posto e che tende a farsi beffe di chi non rispetta i canoni che propone (se non, addirittura, impone) possa essere fonte sia di problematiche psicologico/umorali per l’uomo quali carenza di autostima, ansia, stress e depressione che la fisiologica parziale inibizione di alcune funzioni mentali quali l’attenzione e la memoria (così come illustrato negli studi sopraccitati).
Sotto questo profilo, il Dr. Filippo Ongaro (ex medico degli astronauti NASA) reinterpreta il giano bifronte senecano della spinta verticale ed espansione orizzontale in una prospettiva prettamente fisico-sportiva e sostiene che la risoluzione delle storture sia fisiche (ovviamente) che, soprattutto, psicologiche derivanti da una forma fisica non impeccabile parta proprio dall’allenamento o dal semplice movimento (inteso in senso diametralmente opposto alla sedentarietà).
Essi, oltre ad avere effetti positivi immediati (in primis, il miglioramento dell’umore per rilascio di endorfine con la stimolazione di un’asse che ricomprende l’ipotalamo, l’ipofisi e la ghiandola surrenale), nel medio-lungo termine, faranno sì che l’individuo giungerà ad una migliore forma fisica, permettendo così il superamento delle problematiche di natura psicologico-sociale, su tutte il timore di deludere le aspettative di una società che impone l’adesione a determinati canoni fisici, permettendo al soggetto un reinserimento nella dimensione collettiva e il ritrovamento di quello che è il suo cammino verso la propria affermazione personale e, quindi, sociale.
Ongaro, infatti, così come i numerosi ricercatori che hanno studiato l’argomento, conferma i numerosi benefici dell’allenamento fisico anche in un’ottica prettamente cognitiva, tra cui una memoria più efficace, un miglioramento del sonno e l’ottenimento di una maggiore energia data da un più raffinato bilanciamento di massa grassa e massa magra.
Insomma, nel corso dei secoli, il legame tra benessere fisico e mentale è stato oggetto di studi sia filosofici che scientifici, in diverse accezioni e con scopi differenti. Ciò che sembra fungere da trait d’union fra le varie interpretazioni, però sembra essere la consapevolezza di fondo che il pieno sviluppo delle capacità cognitive dell’essere umano non possa prescindere da un contestuale miglioramento delle sue doti fisiche. Questo non tanto (o non solo) per venire incontro alle gravose esigenze di forma e immagine che l’odierna società pretende, quanto perché, al di là dell’aspetto prettamente estetico,”Mens sana in corpore sano”, sembra essere, oggi più che mai, una valida direttrice alla luce della quale informare il processo di crescita e formazione dell’essere umano, al fine di permettere il dispiegamento delle sue piene potenzialità, sia mentali che fisiche, in modo tale che ne possa beneficiare l’intera collettività.
Fonte foto: archeostorie.it
Christian Ferreri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.