BOLOGNA – In questo caso non vale la scusa della sessione d’esame, perfetta per evitare noiosi pranzi in famiglia o giornate di shopping con il partner, ma che sarebbe del tutto fuori luogo in riferimento alla mostra attualmente ospitata all’interno di Palazzo Albergati. La città di Bologna ospita fino al 19 luglio l’esposizione, aperta dal 12 marzo, insieme ai tanti capolavori, quelli di Maurits Cornelis Escher.
Escher è stato un’artista capace di unire all’interno di una singola opera d’arte la pittura, la geometria e la matematica, dando vita a paradossi visivi indimenticabili. Celebri sono le mani che, munite di matita, si disegnano da sole, oppure le scale da cui le persone salgono e scendono allo stesso tempo. Spesso si analizzano i dettagli tecnici delle sue opere, con l’obiettivo di andare a svelare i segreti e gli inganni che le rendono così inverosimili, con l’errore di ridurre la poesia celata all’interno di questi capolavori a mera formula matematica. Questo rischia di trasformare in razionale ciò che, invece, per sua natura è spontaneo e irrazionale, ovverosia la reazione dello spettatore. Infatti l’aspetto che più colpisce un osservatore esterno durante il percorso della mostra è lo stupore di tutti i visitatori, senza distinzioni di età, dinnanzi alla concretezza di situazioni che sono chiaramente impossibili e che, ad un tratto, invece, diventano possibili.
Tutti gli studenti conoscono le fatiche dell’università e tutti conoscono la difficoltà dello studio perpetrato giorno e notte. Ma a dir la verità, anche gli studenti più suscettibili all’ansia pre-esame, meglio dello studio, conoscono le pause studio. E quale pausa studio può essere migliore di una visita alla mostra di Escher? Sicuramente è un incentivo a riposare il cervello, infatti, per quanto ci si sforzi di capire come sia possibile, non se ne verrà mai a capo. Tanto vale usare soltanto gli occhi e godersi lo spettacolo (qui di seguito ne offriamo un piccolo assaggio).
Lorenzo Guasco
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