Il prosatore che ha reso celebri in tutto il mondo gli arancini siciliani – e che ha messo a dura prova i traduttori in numerosi paesi europei e non – torna in libreria con un’opera narrativa d’eccezione: Inseguendo un’ombra. Protagonista della vicenda non è stavolta un commissario buongustaio e autoironico, impegnato ad indagare su qualche losco omicidio avvenuto nel piccolo centro di Vigata. Al suo posto, i lettori di Andrea Camilleri trovano un personaggio senza precedenti, Samuel Ben Nissim Abul Farag, un ebreo nato nel 1450 nella comunità ebraica di Caltabellotta, in provincia di Agrigento.
L’ambientazione spazio-temporale non è casuale: in un’epoca fortemente contrassegnata dalle intolleranze religiose e dalla Reconquista spagnola, il protagonista quindicenne ben si presta ad interpretare il ruolo di un giovane poliglotta e sveglio, costretto a rifugiarsi presso un convento di frati poco prima di convertirsi al Cristianesimo. Fin qui, la narrazione apparirebbe piuttosto prevedibile e in linea con le cronache più ricorrenti del XVI secolo: il personaggio si fa battezzare con il nuovo nome di Guglielmo e la comunità cui appartiene la sua famiglia comincia ad allontanarlo con disprezzo, mentre fra i cristiani c’è chi lo guarda di cattivo occhio e lo ritiene un marrano. La sua bontà d’animo, tuttavia, gli garantisce presto una grande fama di predicatore, culminante in un sermone sulla Passione di Cristo pronunciato di fronte al Papa nel Venerdì Santo.
A questo punto, però, storiografia e fantasia si mescolano e si scambiano i ruoli in maniera enigmatica: il ragazzo scompare perché «caduto in grave errore», come riportano i documenti, e riappare tempo dopo con il nome di Flavio Mitridate, re del Ponto. Dalle fonti è impossibile ricavare ulteriori informazioni, eppure Camilleri intreccia paesaggi e culture diverse con la maestria dei narratori che sono avvezzi a inseguire l’ombra di figure inventate dalla mente.
La sua penna dipinge pagina dopo pagina un romanzo storico che ha poco di attestato e molto della vis imaginifera da cui gli appassionati delle sue opere si lasciano abitualmente ammaliare. Lingua sfaccettata e inimmaginabile, intreccio avvincente e piuttosto realistico, nonostante i dialoghi spesso all’insegna dell’attualizzazione: sono queste le coordinate all’interno delle quali l’ombra di Farag/Guglielmo/Mitridate viene svelata e caricata di una dignità umana sorprendente. Con quest’ultima pubblicazione, dunque, l’autore di Porto Empedocle si conferma capace di concepire trame sempre nuove, dalle quali sono bandite la banalità, la noia e la prevedibilità con la stessa forza con cui viene affermato il piacere della scrittura e, da parte di chi si procura i suoi libri, della lettura.
Eva Luna Mascolino
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