CATANIA – «Uno dei problemi più grossi riguardanti l’igiene ambientale – ha affermato nel 2009 l’ex sindaco di Catania Umberto Scapagnini – è quello delle feci animali su strade e marciapiedi. È una questione di civiltà in molti casi ma anche legata all’altro grande problema del randagismo». Nel catanese, infatti, sussiste una precisa ordinanza data dal Comune che prevede per tutti i proprietari di cani l’obbligo di munirsi di paletta e di rimuovere le feci di “Fido” da marciapiedi e aiuole.
Il tutto va inserito in un sacchetto di plastica e gettato preferibilmente in un cassonetto o, all’occorrenza, nel cestello porta-rifiuti. Girando per le strade di Catania, tuttavia, si nota facilmente che gran parte di coloro che possiedono un cane non rispetta queste ordinanze, cosicché marciapiedi e aiuole dei parchi sono inondati dagli escrementi dei cani lasciati lì da proprietari irresponsabili e noncuranti. Mentre i Paesi europei – come Francia, Svizzera e Germania – sono forniti di parchi adibiti alla circolazione dei cani, di raccoglitori degli escrementi e di distributori di sacchetti gratuiti per la raccolta, a Catania, come già in una provincia di Napoli, sta per approdare un nuovo esperimento per tentare di sconfiggere questa piaga, proteggendo la cittadinanza da possibili rischi sanitari. Si tratta dell’obbligo di sottoporre i propri cani all’esame del DNA tramite prelievo del sangue (precisamente il prelievo ematico per la leishmania), di iscrivere costoro all’Anagrafe canina regionale, come previsto dalla legge, e di munirsi di dispositivo per la rimozione delle feci. Il provvedimento consentirà di costruire una banca dati del DNA canino e, attraverso un’indagine comparativa tra il DNA estratto dagli escrementi trovati in strada e il DNA custodito in banca dati, si potrà identificare il proprietario che non ha rimosso le feci del proprio cane dalla strada.
Valentina Friscia
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