BOLOGNA – Dalle Due Torri bolognesi si diramano tutte le vie principali della città. Una delle strade più eleganti che impreziosisce il quartiere Santo Stefano è Strada Maggiore. Se facciamo finta di essere dei turisti che partono dalle Torri e si dirigono verso i viali attraverso Strada Maggiore ad un certo punto, al numero civico 24, ci si ritrova nei pressi di un passaggio coperto dal nome di Corte Isolani. Spostando lo sguardo verso l’alto, si vedrà che il portico non è il solito porticato in muratura, ma in legno, con robuste travi a vista. I più attenti, da una giusta visuale, riusciranno anche a scorgere tre antiche frecce medievali piantate lì da tempo ormai immemore che si mimetizzano con il colore marrone scuro delle travi. Entrando in Corte Isolani ci si ritroverà in mezzo a cortili e androni sui quali si affacciano negozi, uffici e residenze, finché, da un altro arco, non si sbuca in Piazza Santo Stefano, con i suoi sanpietrini e i suoi eleganti (quanto costosi) caffè. Qui fu costruita (si dice dallo stesso San Petronio, patrono della città) la basilica di Santo Stefano, in un modo che avrebbe dovuto ricordare il Santo Sepolcro di Gerusalemme, edificata sopra un tempio preesistente dedicato al culto di Iside. La Basilica di Santo Stefano è anche conosciuta come complesso delle “Sette Chiese”: scopriamo il perché.
Già l’insolita facciata pres
enta una porzione centrale preponderante come dimensioni che è la Chiesa del Crocifisso con la sua preziosa cripta. Entrando nella navata centrale, al termine di quest’ultima, una porticina incammina verso un ampio spazio che, in cima ad un complesso in muratura, accoglie un antico sepolcro: è questa la Basilica del Sepolcro. Da qui il cammino si divide. Si può infatti accedere in un luogo ampio e freddo che è ricordato come la Basilica dei SS. Vitale e Agricola, oppure, luogo più ameno, il Cortile di Pilato, così chiamato per ricordare il lithostrotos, il luogo della condanna di Gesù. È curioso il fatto che la distanza tra questo cortile e la vicina chiesa di San Giovanni in Monte è la stessa distanza che divide, a Gerusalemma, il Santo Sepolcro dal Calvario. Dal Cortile di Pilato si accede ad una struttura quadrangolare definita come Chiesa della Trinità o del Martyrium che ospita il grande gruppo ligneo dell’Adorazione dei Magi, con statue a grandezza d’uomo: il più antico presepio conosciuto al mondo con statue a tutto tondo. Sulla destra, un archetto accompagna il turista in un chiostro a due piani splendidamente ristrutturato, emozionante non solo dal punto di vista architettonico, ma anche dal punto di vista storico-letterario: le pareti recano, infatti, lapidi recanti i nomi di quasi tutti i cittadini bolognesi caduti durante la Prima Guerra Mondiale ordinati secondo gli anni della campagna di guerra e raggruppati secondo la zona di combattimento; dirimpetto, secondo lo stesso schema, gli eroici valorosi periti durante il secondo conflitto mondiale. Inoltre, all’entrata, una lastra in pietra ricorda di quando Dante Alighieri fosse solito passeggiare tutt’intorno al chiostro per trovare la sua ispirazione o conversare di politica e umanistica durante i suoi proficui soggiorni bolognesi. Nel chiostro è anche presente la ricostruzione in miniatura dell’intera Basilica di Santo Stefano, proprio vicino al Museo, che permette al turista di orientarsi nella labirintica architettura unica al mondo. Affianco al museo, l’ultima delle chiese: la Chiesa della Benda, suddivisa in ben quattro stanze.
Nonostante si trovi al centro di Bologna, neppure i veri bolognesi l’hanno visitata completamente e ne conoscono tutte le storie e gli aneddoti che la riguardano: si sa, ciò che si ha perennemente sotto gli occhi, difficilmente sorprende! Per questo sarebbe necessario vedere non nuovi posti, ma con nuovi occhi.
Luca Occhilupo (articolo)
Paolo Terni (photogallery)
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