Nel cuore della provincia Chietina sorge un gioiello medievale: il castello di Roccascalegna. Un luogo incontaminato di antico splendore.
I cittadini del posto la chiamano da sempre “la rocca”. Il nome scalegna deriva dal termine scarenna (per dissimulazione), cioè fianco scosceso della montagna. Il castello si erge infatti sul roccioso e imponente clivo che domina la valle del rio Secco che la CNN ha soprannominato “la Death Valley d’Italia”.
Fu costruito intorno al 600 d.C. dai Longobardi, che scendendo dal nord Italia per stabilirsi nell’attuale Abbruzzo meridionale e in Molise dovettero affrontare i Bizantini e le loro guarnigioni. Così costruirono dapprima la torre d’avvistamento della rocca e poi successivamente il castello. Conclusi gli scontri e i conflitti tra Longobardi e Bizantini la rocca restò nell’oblio, in totale abbandono. Non vi sono testimonianze scritte storiografiche che riguardano il castello fino al 1525, quando fu ristrutturato e munito di armi da fuoco per riadeguarlo alla difesa del territorio. Poi, nel 1705, come testimonia un atto notarile dell’epoca, fu restaurata la scalinata in pietra scoscesa e suggestiva che porta alla rocca.
Seguirono nuovamente tre secoli circa di abbandono fino al 1985, quando la famiglia dei Croce Nanni, ultimi proprietari della rocca, la donarono al Comune a cui essa oggi deve la sua splendida rinascita a seguito di grandi lavori di restauro e iniziative interessanti, non tanto mirate all’accumulo di capitali da rinvestire nel luogo, come ha sottolineato il sindaco in occasioni pubbliche, quanto proprio a far riscoprire la rocca in passato per troppo tempo dimenticata.
La bellezza e l’unicità di questo posto si deve al paesaggio rimasto incontaminato dalla modernità. Per giungere alla rocca ancora oggi bisogna lasciare l’automobile a valle e incamminarsi a piedi o a dorso dei muli che aspettano pazienti i turisti per portarli fin su, facendo loro sperimentare l’atmosfera del passato e vivere così un’esperienza tutta particolare.
Molte sono le legende che dal passato si tramandano sulla rocca. Su una in particolare concordano molti degli abitanti più anziani. Narrano che intorno al 1640 il Barone della famiglia dei Corvo, o de Corvis, reintrodusse con un editto la prassi dello Jus primae noctis, costringendo ogni giovane sposa del feudo a trascorrere la prima notte di nozze con lui piuttosto che col proprio marito. Finché una notte un giovane marito travestito da sposa uccise il barone accoltellandolo sul talamo nuziale. Morente, il De Corvis si appoggiò alla parete della stanza lasciando la sua impronta insanguinata su una roccia. Molti provarono a lavarla via, ma la mano insanguinata riaffiorava ogni volta. Alcuni anziani del posto giurano di aver visto la mano di sangue del barone, ora scomparsa a seguito dei restauri.
Il castello vive oggi un vero e proprio momento di riscatto. E’ possibile visitarlo e affittarlo per eventi feste o convegni a cifre davvero low-cost, come indicato bene nel sito ufficiale. Due sale sono a disposizione di chi intenda organizzare eventi e il personale del Castello è disponibile a modellare i servizi in base alle esigenze degli ospiti. Per molti turisti stranieri è un’attrazione importante, tanto che la CNN gli ha recentemente dedicato uno speciale articolo.
Gilda Angrisani
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