SCIACCA – Secondo Tommaso Fazello la chiesa fu fondata dalla contessa Giulietta Normanna nel 1301. Alla chiesa era stato annesso un doppio monastero, maschile e femminile, nel quale i monaci e le suore dovevano formare, con le dovute separazioni, due monasteri uniti in uno.
Scoppiata la Guerra del Vespro, però, i monaci dovettero abbandonare il monastero, che fu trasformato in Priorato di Santa Maria delle Giummare e fu assoggettato al regio monastero benedettino di Catania. Divenuto poi cadente, le monache lo abbandonarono; solo alcuni anni dopo, la nobildonna saccense Margherita Montaliana inviò una supplica a papa Bonifacio IX per salvare dalla distruzione il monastero; il papa, con la bolla del 9 maggio 1401, ne soppresse il priorato e consentì il trasferimento delle monache di Santa Maria Valverde di Caltabellotta: fu così il monastero divenne esclusivamente femminile.
Un episodio storico è quello legato al “Caso di Sciacca”. Infatti, la notte del 19 luglio 1529, il capitano Impugiades, per ordine di Sigismondo Luna, occupò con i suoi cavalieri il cortile del monastero per impedire la via di fuga al Perollo assediato nel Castello Vecchio. In quel momento, all’interno del monastero era ospitata Brigida Bianco di Mazara, moglie di Giacomo Perollo; fu da questo luogo che uscì per andare a recuperare il cadavere del marito, ucciso e trascinato per disprezzo per la città legato alla coda di un cavallo.
Il monastero assunse l’attuale aspetto di castello turrito fra il 1619 e il 1624, quando, per timore dei pirati Turchi, si provvide a recintare il monastero con robuste mura. Ragion per cui le monache venivano trasferite nel monastero dell’Itria.
La chiesa, che sorge poco fuori la cinta muraria, si presenta a una sola navata, assumendo sin dall’inizio la funzione di sala di predicazione tipica della Controriforma. Diversi interventi furono effettuati dalla badessa Giacoma Tagliavia, che tra il 1762 e il 1787 fece realizzare il pavimento in marmo, fini stucchi dorati e soprattutto affrescare la volta e la tribuna da Mariano Rossi, che dipinse nel centro l’Assunzione di Maria Santissima con San Benedetto e altri santi dell’ordine dei benedettini; nei due medaglioni laterali sono raffigurati San Pietro e San Paolo; nella parte alta della tribuna è raffigurata la Santissima Trinità.
Al 1787 si fa risalire l’altare maggiore su cui il pittore saccense Gaspare Testone raffigurò Santa Maria di Valverde; un prezioso mosaico di marmi pregiati, con la porticina del tabernacolo in lapislazzuli e due grandi angeli ai lati, eseguito da Ignazio Marabitti: gli angeli sono San Michele e l’angelo Custode. Sempre a Testone vengono fatte risalire la Presentazione di Maria al Tempio, San Leonardo e, a sinistra, San Biagio in gloria.
A sinistra si accede alla cappella della Madonna delle Grazie, che conserva la volta a crociera con costoloni e chiave di volta in rilievo: sull’unico altare è posta una bellissima statua marmorea della Madonna che regge il Bambino, ritrovata nel 1926 nel sottosuolo del carcere cittadino. A sinistra della statua trova posto un antico Crocifisso, dipinto su tavola, e a destra un altorilievo della Santissima Trinità. Appena sotto, una formella di alabastro del XVI secolo raffigurante San Girolamo nel deserto.
La facciata della chiesa si presenta in uno stile gotico-catalano, animata da un finestrone e da un portale di gusto barocco; le bifore, le bugne e i muri merlati ci rimandano l’immagine di un castello medievale. Il prospetto si articola in corpi, dei quali quello centrale corrisponde alla chiesa, è delimitato da due pilastri, i corpi laterali corrispondono al monastero. La facciata è intonacata a calce ed è delimitata da due cantonali in pietra locale dorata: la severità dell’edificio è attenuata dalle eleganti bifore e finestre.
Si conclude qui un’altra tappa del nostro viaggio alla scoperta delle bellezze saccensi. Continuate a seguirci, scopriremo assieme altre meraviglie.
Letizia Bilella
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