«A pochi mesi delle elezioni amministrative, va in scena il “balletto” delle poltrone mentre la città resta allo sbando».
A dirlo, in una nota, il presidente di Fipe Confcommercio Catania, Dario Pistorio, che si domanda quale futuro possa avere la città e quale sia il progetto per rilanciarla e modernizzarla, in modo da renderla nuovamente vivibile. «Da sempre – spiega – sento dire a ogni amministrazione che sono pronti ad approvare il piano regolatore, il piano commerciale, il piano parcheggi, il piano traffico… Piano, piano, piano… Ma che significa “piano”? Che dobbiamo andare lentamente?»
Nel ricordare, poi, le parole usate dall’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, sul momento che sta vivendo il capoluogo etneo, che suonano da monito alle forze politiche, alle forze produttive e ai cittadini in generale, il presidente provinciale dei pubblici esercizi ha una sola certezza: «Chi prenderà in mano questa città troverà solo macerie. Il dissesto, atti incompiuti e burocrazia infinita».
Numerosi gli interrogativi che pone Pistorio: «Sarà ridisegnato, nei prossimi anni, il settore del “retail” come avvenne in passato quando cominciarono a sorgere i primi ipermercati e centri commerciali?».
«Dopo questa incredibile crisi – aggiunge Pistorio – che ha investito tutti i settori, da un commercio frettoloso e talvolta superficiale si sta andando verso un commercio più riflessivo che mi piace definire “slow”».
«In questa logica – prosegue – non è azzardato pensare che il futuro sia nel centro storico e nei nuovi centri, in cui possono nascere forme sofisticate di integrazione tra diverse attività culturali e nuove forme di somministrazione di cibo».
E ancora: «Dobbiamo lavorare tutti insieme alla modernizzazione di una città invasa dagli abusivi, con un arredo urbano vetusto o inesistente, con un sistema viario ormai al collasso. E dobbiamo farlo prospettando nuovi sistemi di viabilità e parcheggi, sbloccando i vecchi progetti rimasti nel cassetto in attesa di varianti su varianti».
La parola d’ordine, secondo Pistorio, resta sempre una: semplificare. «Occorre snellire alcune procedure relative alle varianti urbanistiche delle superfici medie, strutture fino a 1.500 metri quadrati, al centro, in deroga alle precedenti norme e adottare varianti urbanistiche con finalità commerciali, valutandone caso per caso l’opportunità».
«Diciamo basta – aggiunge – a mega centri commerciali o, vicino a essi o ai più importanti snodi viari, a nuovi empori e magazzini di cineserie varie. Puntiamo invece sulla riqualificazione delle periferie dando impulso anche alle Zes, le zone economiche speciali».
Quindi l’appello ai prossimi amministratori: «Prendete atto del cambiamento e agite di conseguenza. Noi ci stiamo già preparando al futuro per il rilancio della città. Sempre aperti – conclude – a un dialogo costruttivo e a una pianificazione che non prescinda mai dal confronto e dalla concertazione».
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