Telefonini, televisori, frigoriferi, computer, stampanti, elettrodomestici vari… La nostra vita è ormai circondata da innumerevoli strumenti elettronici: ma dove finiscono una volta vecchi e guasti? In che modo vengono smaltiti? Raramente ci si pone simili domande, ma la cui risposta potrebbe aprirci gli occhi su una realtà agghiacciante. Nel mondo ogni anno, infatti, vengono prodotte tonnellate di rifiuti elettronici, dovuti soprattutto alle continue innovazioni tecnologiche che spingono verso un sempre più veloce ricambio.
Nel 2014, ad esempio, sono state prodotte ben 41,8 tonnellate di rifiuti elettronici, di cui ben il 75% è finito in discariche illegali. La maggioranza di questi rifiuti vengono smaltiti in Africa, dove sono numerose le discariche a cielo aperto in Paesi come Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Liberia e Nigeria, che ricevono ben l’85% dei rifiuti europei da smaltire. Gli scenari delle discariche sono terribili: ci sono, infatti, sconfinate distese di scarti della tecnologia, che ricoprono intere arie rilasciando sostanze tossiche, come il piombo il mercurio, il cadmio e l’arsenio, i quali contaminano il suolo, l’aria e l’acqua. Ad aggravare la situazione è il fatto che a lavorarvi sono per lo più bambini, talvolta anche di 5 anni, i quali trascorrono la giornata a scavare fra i rottami, rompendo gli apparecchi elettronici per ricavarne metalli che possono essere rivenduti, come il rame e il ferro. Spesso, per facilitare tale estrazione vengono accesi dei fuochi per bruciare i rifiuti, dalla cui combustione si producono fumi tossici che, una volta inalati, causano seri problemi di salute. È stato stimato, non a caso, che la maggior parte dei giovani che lavorano nelle discariche muore di cancro prima dei 30 anni.
Naturalmente, per evitare che lo smaltimento dei rifiuti tecnologici finisca in mano dei criminali che gestiscono le discariche illegali, esistono delle leggi apposite. La direttiva europea 2002/95/CE sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) impone la raccolta differenziata per i RAEE e affida la responsabilità ai produttori, i quali hanno l’obbligo di provvedere al trasporto, al recupero e allo smaltimento finale dei RAEE, pena l’applicazione di sanzioni amministrative. Contemporaneamente, sono anche stati concessi degli incentivi per limitare il peso dei costi per quelle aziende che si impegnano a diminuire il peso, il volume e l’uso di sostanze pericolose per la realizzazione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Eppure, a quanto pare, fino ad ora le leggi sono state troppo semplici da aggirare e insufficienti a impedire il disastro ambientale sopra descritto. La percentuale dei rifiuti smaltiti legalmente e nel rispetto delle normative rimane, così, nettamente bassa e molte sono le aziende che aggirano la normativa, pagando i trafficanti sia per smaltire i rifiuti sia per acquistare i metalli estratti e riutilizzabili.
La situazione continua a degenerare e, oltre alle suddette discariche a cielo aperto, va considerato che ne esistono di moltissime altre: pertanto, il rischio e i danni che ne derivano riguardano tutti e porre un serio rimedio e limite a una simile barbarie diventa ogni giorno di più un’assoluta necessità.
Lorena Peci
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