CASERTA – L’azienda italiana CPL Concordia si occupa di produzione e distribuzione di energia elettrica ed è specializzata nell’installazione di impianti a metano. Secondo quanto emerso da alcune indagini, i dirigenti della suddetta avrebbero stipulato un accordo (risalente probabilmente al 1999) con il clan dei Casalesi, al fine di ottenere un appalto per i lavori di metanizzazione nella provincia di Caserta. Nei giorni scorsi sono stati arrestati l’ex presidente della CPL Concordia, Roberto Casari, che era già stato coinvolto nello stesso tipo di inchiesta riguardante Ischia, e Lorenzo Diana, senatore del PSD, nonché membro della Commissione antimafia, considerato un paladino della legalità. I Casalesi, tra cui Claudio Schiavone e Antonio Piccolo, avevano ottenuto un lauto compenso, come testimoniato dal collaboratore di giustizia ex-camorrista Antonio Iovine. Quest’ultimo ha rivelato che la Concordia desiderava fossero i sindaci dei Comuni interessati a proporre l’impresa, non gli stessi Casalesi a fare il nome degli imprenditori – tra i quali figura Piccolo, anello di congiunzione tra la CPL e gli Schiavone.
I malviventi, in tal modo, potevano gestire la metanizzazione con delle imprese proprie, ad eccezione del Comune di San Cipriano Aversa, come confermato da un altro collaboratore di giutizia, Nicola Panaro, che ha dichiarato: «l’unica cosa che questa ditta voleva riservarsi era il comune di San Cipriano d’Aversa. Cioè, noi potevamo dare i nomi delle nostre imprese per tutti gli altri Comuni, salvo San Cipriano, che era un comune dove questa impresa doveva accontentare un politico di sinistra di San Cipriano, Lorenzo Diana. Era l’unico lavoro che si riservava». Una “chicca” ulteriore ci giunge dalla confessione di Giovanni di Tella, imprenditore aversano coinvolto nell’inchiesta, che riguardo alla tangente pagata a Iovine ha affermato di non aver consegnato la somma in contanti, bensì attraverso l’acquisto di capi pregiati, quali cappotti e maglioni di cachemire, per un totale di 5000 €. Non a caso, l’ex camorrista ha sempre dimostrato una particolare attenzione nel vestire e ciò dimostra quanto siano lontani i tempi in cui i mafiosi venivano identificati con contadini spesso rozzi. Adesso, i ROS dei Carabinieri e la GICO della Guardia di Finanza hanno sequestrato al clan beni che ammontano a 53 milioni, cifra finora imbattuta e senza eguali.
Non ci si dovrebbe stupire in nessun caso di ciò che l’uomo è capace di attuare per assicurarsi soldi e potere, ma tale appalto nello specifico ha degli aspetti singolari: l’elemento che potrebbe essere considerato più assurdo è la tendenza a stupirsi maggiormente per alcuni maglioni di cachemire che per l’ennesimo paladino della giustizia vendutosi alla criminalità organizzata.
Viviana Giuffrida
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