Nel 1817, a New York, nasce la New York Stock Exchange (la più grande borsa valori al mondo), la quale ha trasformato la sua sede operativa, al numero 11 di Wall Street, nel cuore finanziario della Grande Mela. Quasi due secoli dopo, esattamente nel 1998, sul lato opposto degli States, nasce la Google Inc. Si tratta dell’azienda statunitense più famosa al mondo grazie alle milioni di persone che ogni giorno navigano sul web utilizzando i servizi da questa offerti: notizie, mappe, mail, shopping, video e programmi.
Ciò che accomuna oggi queste due realtà, la prima simbolo della finanza a stelle e strisce, la seconda icona dell’alta tecnologia sul web, è dato dallo storico passaggio dei “Big” di Wall Street alla Silicon valley. A tale proposito si può citare l’esempio di Ruth Porat, la quale secondo quanto riportato da un articolo pubblicato sul settimanale Internazionale, sembrerebbe aver lasciato la direzione finanziaria della banca Morgan Stanley per diventare la nuova direttrice di Google. Il fatto che il suo esempio sia stato già seguito da altri Big della finanza statunitense lascerebbe presagire che qualcosa stia cambiando nella Silicon valley. È vero, infatti, che la continua crescita dei bilanci di aziende ad elevata tecnologia, come appunto Google o Twitter, ha spinto i rispettivi fondatori a sfruttare l’esperienza e le competenze di coloro che hanno reso possibile il boom di Wall Street, forse allo scopo di raggiungere lo stesso potere.
Dopo la crisi finanziaria del 2008, negli Stati Uniti e nel resto del mondo la disoccupazione è aumentata vertiginosamente. Oggi aziende tecnologiche come Google ridanno speranza ai giovani laureati che perseguono l’ambizione di lavorare in tali colossi aziendali. A questo punto, bisognerebbe solo sperare che la forte fiducia in queste riposta non abbia lo stesso effetto che ha avuto su Wall Street: il crollo.
Ester Sbona
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