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USA: ennesima tragedia legata alle armi da fuoco
04 Marzo 2018
Best politikEstera

USA: ennesima tragedia legata alle armi da fuoco

Home » Best politik » USA: ennesima tragedia legata alle armi da fuoco

Non sembra essere destinata a fermarsi la violenza nelle scuole a stelle e strisce. L’altro ieri, infatti, un giovane studente di 19 anni ha reso ancor più lunga la lista di omicidi e sparatorie nelle istituzioni scolastiche statunitensi dall’inizio dell’anno solare ad oggi (ben venti i casi), freddando i suoi genitori nel dormitorio della Central Michigan University, in quel di Mount Pleasant, non molto distante dalla regione dei Grandi Laghi, con un’arma da fuoco, per poi darsi alla fuga ed essere arrestato dopo ore e ore di ricerca senza sosta da parte della polizia.

L’afroamericano James Eric Davis ha tentato invano di sfuggire alla cattura e si è reso protagonista di un gesto così estremo in seguito a una lite piuttosto accesa con i suoi genitori, tanto che la situazione è degenerata e il diciannovenne li ha sparati, uccidendoli. L’omicidio è stato commesso nel corso dell’ultimo giorno antecedente la settimana di vacanza prima dell’inizio degli esami, il cosiddetto “Spring Break”, dopo che il ragazzo era stato dimesso dall’ospedale, in cui l’avevano accompagnato proprio i genitori, che sospettavano che il figlio avesse fatto uso di droghe. Gli studenti (circa ventimila in totale), i cui alloggi, situati in un edificio denominato Campbell Hall, non distano molto dai dormitori, hanno potuto sentire chiaramente il rumore assordante prodotto dall’arma da fuoco.

Il tema delle armi è ormai da tempo al centro di numerosi dibattiti negli Stati Uniti e, alla luce di così tanti casi di attacchi anche e soprattutto con armi di fuoco in un arco temporale piuttosto ridotto, la questione sembra rappresentare come mai prima d’ora una priorità su cui prendere ben presto una posizione netta che possa impedire il ripetersi di fatti del genere, o quantomeno possa limitare considerevolmente episodi tanto gravi quanto frequenti. Da segnalare, in questo senso, quello avvenuto il 9 gennaio scorso a Forest City, nell’Iowa, dove un uomo ha aperto il fuoco contro uno pullman adibito al trasporto di bambini, fortunatamente senza fare vittime né feriti, e quello avvenuto il 20 dello stesso mese alla Wake Forest University di Winston-Salem, nella Carolina del Nord, con la morte di uno studente dell’università, Najee Ali Baker: letale un colpo di pistola per il 21enne. 

Due giorni più tardi, invece, nel Texas, uno studente di quindici anni è stato più fortunato, in quanto un colpo di pistola di un altro studente di un anno più grande lo ha soltanto ferito. Stessa sorte, nella medesima giornata, per uno studente della Net Charter High School, situata in quel di New Orleans, in Louisiana, ferito dagli spari di un uomo nei confronti di un gruppo di studenti del liceo. Bilancio decisamente peggiore per ciò che concerne quanto avvenuto il giorno successivo nel liceo di Marshall County, nel Kentucky, dove un ragazzo di quindici anni armato di pistola ha causato la morte di due persone, ferendone ben diciotto. Da menzionare anche la sparatoria da parte di una ragazzina di dodici anni alla Belmont High School di Los Angeles, feriti un ragazzo e una ragazza entrambi quindicenni, una donna e due bambini. 

Ancor più recente il caso del 19enne Nikolas Cruz, ragazzo problematico ed ossessionato dalle armi, espulso dalla Stoneman Douglas High School, un liceo di Parkland, in Florida, a causa di problemi disciplinari. Lo scorso 15 febbraio, il protagonista in negativo di una delle stragi più tragiche della storia americana è entrato a scuola armato di fucile semiautomatico AR-15, con indosso una maschera antigas, uccidendo circa diciassette persone per poi darsi alla fuga ed essere catturato dalle autorità. Aaron Feis, coach della squadra di football e guardia di sicurezza della scuola, non ha esitato a difendere i suoi studenti quando ha visto che erano in pericolo, perdendo la vita da eroe per proteggere la vita dei ragazzi terrorizzati. Cruz aveva perso da poco la madre adottiva e da qualche anno il padre e, inoltre, era in cura in una clinica psichiatrica, nella quale però non si recava più assiduamente da circa un anno. 

Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dopo aver dichiarato che «bambini, ragazzi e insegnanti non dovrebbero sentirsi insicuri in una scuola americana», ha lanciato una proposta alquanto discutibile per far sì che in futuro non si ripetano episodi simili, ossia quella di armare gli insegnanti. Il deputato del Partito Democratico Bill Nelson, dal canto suo, ha criticato in maniera piuttosto decisa l’acquisto e il possesso di armi da fuoco, chiedendo restrizioni per chiunque intenda comprare una pistola, un fucile o qualsiasi tipo di arma con cui sia possibile dar luogo a stragi del genere. 

Come noto, negli USA ogni cittadino può possedere un’arma, in virtù del secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, approvato il 15 dicembre 1791, che cita: «Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». Tale diritto venne riconosciuto dalla Corte Suprema nel luglio 2008, con la conseguente abolizione della legge approvata poco più di trent’anni prima e che vietava il possesso di armi per difesa personale nella capitale del Paese, Washington. Per comprendere quanto negli Stati Uniti sia ritenuto fondamentale disporre di un’arma in casa per la difesa della propria incolumità, basti pensare che il porto d’armi è considerato un diritto inviolabile dei cittadini, messo sullo stesso piano del diritto di voto e della libertà di espressione.

Nel giugno scorso, l’Independent ha pubblicato una mappa che mostra il tasso di armi degli abitanti di ogni Paese, con gli Stati Uniti che primeggiano a quota 88,8 armi ogni 100 persone, una cifra piuttosto elevata, al pari di quella degli omicidi commessi con armi da fuoco (9.960 tra il 2009 e il 2010). Da aggiungere ai recenti episodi sopracitati, seppur non avvenuta in una high school o college a stelle e strisce, è la strage di ottobre scorso al Route 91 Harvest Festival di Las Vegas, nel Nevada, considerata la peggiore sparatoria di massa della storia recente, con 59 morti e 527 feriti. Nonostante ciò, sono sempre più numerosi i cittadini che posseggono un arma negli USA, tanto che gli Stati Uniti detengono il 42% dei civili armati di tutto il mondo e nel Paese ci sono circa 357 milioni di armi, a fronte di una popolazione di circa 327 milioni di abitanti (fonte U.S. Population Clock).

Le lobby delle armi, dal canto loro, si appellano al secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che sancisce il diritto di ogni cittadino a possedere un’arma per la propria difesa, difendendosi in questo modo contro i vari detrattori e critici, i quali vorrebbero norme più restrittive sulla detenzione di armi da fuoco, anche e soprattutto in quanto l’emendamento sopracitato risale a un’epoca decisamente diversa dalla nostra (fine ‘700), tempi in cui vi erano armi molto meno pericolose di quelle attuali, che al massimo sparavano un paio di colpi al minuto e non un centinaio come quelle automatiche, largamente diffuse al giorno d’oggi. L’acquisto di una pistola è possibile dai 21 anni in su, ma è vietato a chi commette reati, ai tossicodipendenti, agli stranieri e agli immigrati clandestini. 

Tra le più lobby delle armi più influenti al mondo, spicca la potente National Rifle Association, che da svariati anni ostacola fortemente l’approvazione di leggi più severe per l’acquisto di armi, finanziando numerosi politici statunitensi, in particolar modo quelli appartenenti al Partito Repubblicano, tra cui l’attuale presidente Donald Trump, appoggiandone la candidatura alle elezioni presidenziali del 2016. NRA ha individuato nella politicizzazione delle armi la strategia ideale per permettere all’organizzazione di sopravvivere, tant’è che coloro che non ritengono opportuni maggiori controlli e restrizioni sono molto più attivi politicamente rispetto a quelli che vorrebbero norme più dure. 

Nel frattempo si consuma l’ennesima strage legata al possesso di un’arma da fuoco, molte delle quali peraltro avvengono in licei, università e luoghi in cui ragazzi e adulti dovrebbero sentirsi sempre protetti e al sicuro. La questione, insomma, è a dir poco delicata, ma una svolta significativa in questo senso tarda ad arrivare: la proposta di Trump per risolvere il problema, ossia quella di stanziare fondi per armare gli insegnanti in modo tale da difendere sé stessi e i propri alunni e ridurre sempre più episodi del genere, appare una misura tutt’altro che efficace, non farebbe altro che alimentare la violenza e la circolazione di armi e servirebbe soltanto a continuare a fare gli interessi delle lobby delle armi.

Eppure, la maggior parte della popolazione statunitense vorrebbe porre un limite a questa situazione, ma al Congresso la maggiore parte dei rappresentati politicamente attivi non la pensa allo stesso modo e, dunque, la risoluzione definitiva di una questione che attanaglia da tempo gli USA sembra essere molto lontana. Gran parte degli studenti americani e dei loro genitori, dal canto loro, hanno preso la stessa posizione in opposizione alla proposta di Trump: in un incontro fra una delegazione di giovani sopravvissuti alle ripetute tragedie nelle scuole, i genitori delle vittime, gli insegnanti e il presidente degli Stati Uniti, infatti, hanno chiesto di porre un freno alla vendita armi automatiche, al pari delle persone che hanno protestato davanti alla Casa Bianca in seguito alla sparatoria avvenuta poco meno di un mese fa in Florida.

Dennis Izzo

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About Dennis Izzo

Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.

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