Dopo le tanto concitate elezioni presidenziali dell’8 novembre scorso e la fase di transizione dalla vecchia amministrazione a quella nuova, il neo-eletto presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha ufficialmente iniziato il suo mandato. Sono tanti i temi che il tycoon affronterà nei prossimi mesi, tuttavia in queste prime settimane alla Casa Bianca ha già avuto modo di cimentarsi e addentrarsi a tutti gli effetti nel lavoro dell’uomo più potente del mondo. Difatti, Trump ha già compiuto le sue prime mosse soprattutto per quanto concerne le questioni internazionali, ma anche in politica interna, dove ha già attuato qualche provvedimento.
Guardando proprio alla politica interna, è notizia di qualche giorno fa l’annuncio della tanto attesa riforma fiscale. La questione fiscale è sempre stata estremamente delicata, sia per il presidente stesso (durante la campagna elettorale scoppiò il caso delle tasse non versate) sia per l’amministrazione Trump più in generale, chiamata a importanti cambiamenti. Ad annunciare la riforma fiscale ci ha pensato Steve Mnuchin, segretario del Tesoro statunitense. Come spiegato da Repubblica, il piano fiscale consiste essenzialmente in una forte riduzione e semplificazione della tassazione sui redditi individuali e sul reddito prodotto dalle imprese
Viene ridotto il numero di fasce di reddito e relative aliquote da sette a tre (10%, 25% e 35%) e vengono raddoppiate le deduzioni fiscali. Inoltre, non si pagano tasse sui primi 24mila dollari incassati. Il punto principale, nonostante ciò, era la corporate tax, ovvero l’imposta pagata dalle imprese sul reddito prodotto: essa verrà ridotta dall’attuale 35% (uno dei più elevati tra i Paesi dell’Ocse) al 15%. La riforma prevede anche altri elementi, come la revoca sulla tassa di proprietà e l’imposta minima alternativa. Adesso la palla passa al Congresso, che avrà il compito di decidere se far entrare in vigore o meno il regime fiscale proposto dall’amministrazione Trump.
«Esso rappresenta il più grande taglio delle tasse e la più ampia riforma fiscale della storia degli Stati Uniti – ha commentato il tesoriere Mnuchin – Si tratta di uno dei maggiori tagli alle imposte della storia. Queste misure possono comportare un tasso di crescita economica annuale del 3%, o maggiore». Mnuchin ribadisce poi che «Il presidente e io pensiamo fermamente che l’economia Usa raggiungerà un livello di crescita duraturo del 3%. Si tratta di un obiettivo realizzabile e la riforma fiscale è uno degli elementi fondamentali insieme alle riforme delle regolamentazioni finanziarie». Riguardo la riforma fiscale, si è espresso anche Gary Cohn, consigliere economico della Casa Bianca: «Abbiamo un’opportunità, che capita una volta in una generazione, di fare qualcosa di davvero grande. Il presidente Trump ha fatto della riforma fiscale una priorità. Negli ultimi 25 anni, altri Paesi hanno fortemente tagliato le aliquote fiscali alle aziende per attirare gli imprenditori. Questa riforma era necessaria da molto tempo» ha concluso.
Guardando alla politica estera, la situazione è molto più complessa, con la questione principale che riguarda la crisi delle Coree. Dopo che le tensioni sono aumentate nelle ultime settimane, al momento non sembrano esserci miglioramenti. Mentre da una parte la Corea del Nord, per festeggiare l’85° anniversario della creazione dell’esercito nordcoreano, ha schierato tra le 300 e le 400 armi nella spiaggia della città portuale di Wonsan alla presenza del dittatore Kim Jong-un, dall’altra gli Stati Uniti, come riportato da TPI, hanno posizionato il sistema di difesa anti-missilistico “Terminal High Altitude Area Defende”, noto come “Thaad”, a circa 250 chilometri a sud di Seoul, capitale della Corea del Sud. «La Corea del Sud e gli Stati Uniti stanno lavorando per assicurare l’operatività del sistema Thaad in risposta alla minaccia nucleare e missilistica della Corea del Nord» ha comunicato il ministero degli Esteri.
Della stessa opinione non è la Cina, la quale ha chiesto «Agli Stati Uniti e alla Corea del Sud di ritirare i sistemi militari e di bloccare le azioni che fomentano tensioni nella regione e danneggiano gli interessi strategici della Cina», secondo quanto affermato dal portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang. Tuttavia, il Thaad non è l’unica azione militare americana: infatti, la portaerei Carl Vinson presto si dirigerà verso le acque della penisola coreana.
Dopo un periodo di silenzio, il presidente americano Donald Trump è tornato a parlare della questione coreana e l’ha fatto in un’intervista all’agenzia di stampa Reuters. «C’è la possibilità che si arrivi a un serio, serio conflitto con la Corea del Nord. Assolutamente – ha commentato Trump – vorremmo trovare una soluzione diplomatica, ma è davvero difficile». Successivamente, il tycoon ha elogiato Xi Jinping, presidente della Cina: «Credo ci stia provando davvero con forza, certamente non vuole vedere tumulti e morti, è un uomo buono». Per quanto riguarda il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, Trump si è così espresso: «Ha 27 anni, non è facile a quell’età. Non gli sto dando o non dando credito, sto solo dicendo che è una cosa davvero difficile da fare. Se lui sia razionale o meno, non ho opinioni a riguardo, spero lo sia».
Ultima, ma non per importanza, la situazione in Venezuela. Il Paese dell’America Latina sta attraversando un periodo di crisi e rivolte popolari, e come se non bastasse, secondo quanto riportato da TPI, la ministra degli Esteri Delcy Rodriguez ha annunciato il ritiro del Paese dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). «L’OSA ha insistito con le sue azioni intrusive contro la sovranità della nostra patria e, dunque, procederemo a ritirarci da quest’organizzazione. – ha detto Rodriguez – La nostra dottrina storica è segnata dalla diplomazia bolivariana della pace, e questo non c’entra niente con l’OSA». Delcy Rodriguez ha poi aggiunto: «Domani (venerdì 28 aprile, ndr), come ordinato dal presidente Nicolas Maduro, presenteremo una lettera di ritiro dall’OSA e inizieremo una procedura che richiederà 24 mesi».
In sostanza, l’OSA aveva detto che il Venezuela rischiava la sospensione dall’organizzazione qualora non avesse tenuto elezioni generali. Intanto, il Paese continua a essere scenario di proteste contro l’attuale presidente Nicolas Maduro, e il bilancio delle vittime è, purtroppo, in continuo aumento. Dopo le ultime due, ragazzi di, rispettivamente, 22 e 20 anni, attualmente si contano 28 morti. Se per quanto riguarda le questioni interne, l’amministrazione Trump si sta muovendo positivamente verso i punti prefissati durante la campagna elettorale e i primi 100 giorni, le questioni internazionali sono estremamente delicate e vanno affrontate quanto prima. Donald Trump ha da poco iniziato il suo mandato, e i suoi primi mesi si preannunciano roventi.
Marco Razzini
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