EGITTO – È stato scoperto da ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), nei pressi delle acque egiziane (a 107 km da PortSaid), il più grande giacimento di gas naturale mai identificato. L’accordo, certamente non banale, inerente allo sfruttamento del blocco Shorouk stipulato tra Italia ed Egitto, comincia a dare i suoi frutti. Diversi geologi e analisti stimano Zohr IX (nome dato al giacimento) un pozzo naturale di estensione pari a 100 chilometri quadrati, da cui si può estrarre un totale di 850 miliardi di chilometri cubici di gas, equivalente di 5.5 miliardi di barili di petrolio. L’amministratore delegato dell’ente in questione, Claudio Descalzi, ha manifestato grande entusiasmo, sottolineando come l’ENI sia sempre tra i primi nell’ambito delle esplorazioni di aeree già battute. L’Egitto resta, dunque, uno dei luoghi più strategici e fondamentali per la compagnia. Tale scoperta non è importante solo a livello economico mondiale, bensì anche locale, in quanto la scoperta del suddetto giacimento comporterà certamente un rafforzamento del marchio in Egitto. Lo stesso Descalzi si è recato presso il Governo egiziano al fine di discutere con il Presidente Al-Sisi, il Primo Ministro Mahlab e il Ministro del Petrolio Ismail ogni dettaglio concernente il ritrovamento effettuato nei pressi di Port Said. Naturalmente, anche le borse godono di ciò: la scorsa settimana, il titolo del cane nero a sei zampe ha ricevuto un incremento del 1,5%, e un+2,45% anche per la partecipata SAIPEM (Società Azionaria Italiana Perforazioni e Montaggi). Descalzi, in fine, rimarca come ENI abbia scoperto negli ultimi 7 anni un quantitativo tale di giacimenti per 10 miliardi di barili, dati veramente forti che ribadiscono la forza di questo marchio: si pensi che negli ultimi 6 mesi sono stati estratti 300 milioni di barili.
Il Premier Matteo Renzi, oltre al doveroso plauso ad ENI, ha sottolineato come questo sia un risultato «straordinario e fondamentale per la prosecuzione di una proficua partnership economico-industriale tra l’Italia e il continente africano». Il gas estratto da Zohr IX dovrebbe entrare ufficialmente in produzione soltanto nel 2018. Si deve certamente considerare anche la situazione politica del Paese egiziano, non certo tra le più felici. La terra tagliata dal Nilo e la sua vicina Libia risentono della minaccia ISIS: infatti, se i primi sono in costante lotta con il Califfato, i secondi – anch’essi ottimi esportatori di idrocarburi – sono stati quasi del tutto assoggettati dallo Stato islamico. Altro fattore, non meno importante, sarà il metodo di trasporto sulla terraferma del gas contenuto nel giacimento. Esiste già una prima idea risolutiva al riguardo che prevede la costruzione di un grande gasdotto che unisca Mediterraneo orientale ed Europa, ivi potrebbe essere incluso Israele, Stato “scomodo” ai Paesi arabi. Sarà compito di ENI trovare il giusto equilibrio politico.
Francesco Raguni
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