La notte è giovane, lo sanno bene i parlamentari che hanno passato la notte a votare il disegno costituzionale. Una rappresentazione atipica è andata, però, in scena nel corso dell’evento: i parlamentari di Forza Italia hanno abbandonato la votazione. Senza contare gli scontri, anche fisici, tra fazioni politiche dei giorni precedenti. Il premier Renzi, nonostante tutto, non sembra essere stato sfiorato dal diffuso dissenso tra le fila berlusconiane. Come un treno, il fiorentino e il suo clan PD hanno proseguito la votazione come se nulla fosse accaduto.
Il mal contento, però non è solo all’interno di FI. Il M5S ha annunciato le dimissioni per far crollare il Governo e richiamare alle votazioni il popolo italiano. Il gruppo dei “ribelli” del PD, in minoranza, sembra spaccarsi ulteriormente sulle votazioni di marzo, come se fosse in corso un processo di meiosi. Infatti, alcuni hanno annunciato l’astensione al voto qualora i partiti di Grillo e Berlusconi dovessero abbandonare la Camera durante la votazione. Altri della minoranza, invece, resterebbero.
Nonostante Renzi sia convinto di essere il capitano della “nave Parlamento”, la sua caparbietà e la sua voglia di realizzare una riforma dopo l’altra solo per il gusto di fare dei passi, in avanti o indietro che siano, sembrano solo aumentare il rischio di qualche buco nella stiva. Il premier ha, infatti, dichiarato: «Sarebbe stato un errore fermarsi. Sono 20 anni che l’Italia si ferma. Abbiamo fatto di tutto perché le opposizioni ci fossero, se se ne vanno cosa possiamo farci? L’importante è che l’Italia vada avanti e che di fronte ai primi segni della ripresa si vada avanti». Con queste dichiarazioni Renzi sembra aver chiuso con il patto del Nazareno.
Ma in cosa consiste questa tanto voluta riforma costituzionale? La riforma, che bisognerebbe chiamare DDL-Boschi, dal nome del ministro delle Riforme e dei rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, prevede l’eliminazione del Senato e, quindi, l’agognata fine del bicameralismo perfetto. Il DDL è stato approvato in prima lettura dal Senato e dopo le votazioni di sabato sembra poter essere approvato anche alla Camera. Ai primi di marzo le votazioni finali. Qualora l’esito fosse positivo per Renzi, il DDL dovrà essere votato nuovamente da Camera e Senato. Se in uno di questi passaggi la legge dovesse cambiare sembianze, l’iter ricomincerebbe da capo.
Non è sicuro che Renzi abbia i numeri per poter fare doppietta in Senato: al primo round la riforma è, infatti, passata anche grazie all’appoggio dei senatori di FI. Appoggio che però non è dato per scontato in seconda votazione.
Claudio Francesco Nicolosi
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