Il segretario Fiom Maurizio Landini ha dato alla luce una “coalizione sociale”, inaugurata in una manifestazione di cui però la Camusso e la CGIL non erano al corrente e per la quale non hanno neppure dimostrato alcun tipo di appoggio. Il principale nemico per Landini è il Jobs Act e l’abolizione dell’articolo 18 per via dell’applicazione di nuove norme nei contratti collettivi che depauperano il ruolo di mediazione dei sindacati tra aziende e lavoratori. Questo sembra essere l’unico punto in comune tra l’iniziativa di Landini e i programmi della Camusso e della CGIL.
In un intervista a In mezzora spiega: «Il sindacato non dev’essere un partito, io non voglio né fare un partito né uscire dal sindacato». Ha anche annuciato una manifestazione per il 28 marzo contro il Jobs Act, la cui partecipazione è libera a tutti. «Per la manifestazione ho chiesto un incontro a tutti i gruppi parlamentari, io faccio le cose in modo trasparente» afferma Landini. Inoltre il segretario Fiom è convinto di poter riunire tutti i lavoratori: testimonianza del suo sogno nel cassetto – appunto, coalizzare il mondo del lavoro – è che alle sue manifestazioni non ci sono solo i dipendenti delle fabbriche, ma anche del mondo della scuola e di tanti altri settori. Secondo Landini il problema principale che dovrebbe porsi il sindacato è quello della «parità dei diritti e retribuzione»; si potrebbe così ipotizzare anche la fine dello status competitivo tra i lavoratori stessi. Tale fine potrà essere ottenuto solamente con una prevaricazione sulle iniziative del governo e di Confindustria che, come denunciato da Landini, «stanno cancellando i diritti, fino al diritto di coalizione e anziché guardare ai diritti dei lavoratori stanno guardando ai diritti di alcune imprese».
Il segretario Fiom spiega il motivo per cui ha deciso di fondare una coalizione, che risiede nel fatto che il PD sta facendo le riforme senza discuterle con lo Statuto dei lavoratori e nel fatto che, oltre dalla fiducia parlamentare, «la forza di Renzi deriva anche dagli errori fatti dai sindacati». Landini è talmente avverso alla situazione politica attuale che conclude minacciando di ricorrere ad un referendum abrogativo per arrestare la corsa senza sosta del Premier.
Claudio Francesco Nicolosi
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