BOLOGNA – «L’attuale narrazione, secondo la quale nulla è stato fatto negli ultimi trent’anni, viene proposta e rilanciata così di frequente da essere entrata, ormai, nell’immaginario collettivo. Per questa ragione è importante ribadire che, di riforme, a prescindere dalla bontà o meno dei loro contenuti, ne sono state realizzate in gran numero». Con queste parole il prof. Gianfranco Pasquino, intervistato dal giornalista di RaiNews24 Roberto Vicaretti, apre la presentazione del suo ultimo lavoro, Cittadini senza scettro. Le riforme sbagliate, in cui egli illustra la necessità di una seria riforma della Costituzione e del sistema istituzionale italiano. Una riforma costruita, però, non per il gusto di riformare, ma tesa a restituire ai cittadini potere politico, ovvero reale possibilità di partecipazione e, di conseguenza, assunzione di responsabilità.
Perché, nel bene e nel male, la democrazia implica un coinvolgimento dei cittadini, i quali hanno il diritto di essere un ingranaggio fondamentale nella definizione delle pubbliche decisioni. «La qualità di una democrazia dipende dalla qualità dei suoi cittadini» dichiara il politologo, evidenziando come sia difficile oggigiorno incidere su quest’ultima. Agli inizi della Repubblica erano i partiti a fornire una formazione politica agli elettori (anche eccessiva, attraverso le ideologie comunista ed anticomunista), anche per ragioni pragmatiche: per raccogliere il maggior numero di preferenze essi dovevano spiegare il loro lavoro, insegnando le opportunità e le difficoltà che la dialettica parlamentare democratica comporta.
In tal senso Pasquino denuncia il declino delle culture politiche, da quella cattolico-democratica a quella comunista, passando per quella azionista, come una delle cause dell’abbassamento del livello del dibattito italiano. E l’affermazione di partiti personalistici, senza un solido pensiero alle spalle, non fa che esasperare questa situazione. «Senza una cultura politica ed istituzionale non si può riformare seriamente la Costituzione. Perché anche nella diversità di opinioni, e l’accesa dialettica all’interno dell’Assemblea Costituente lo ha dimostrato, c’è bisogno di una visione d’insieme comune che conduca il dibattito sui contenuti».
È necessario, dunque, riportare al centro i cittadini e renderli partecipi attivamente della vita pubblica. Anche perché le pulsioni populiste e di protesta nascono da questa incapacità della politica di interpretare i disagi della società. Pasquino, infatti, fa notare come il Movimento 5 Stelle sia nato dopo che Grillo aveva presentato al Parlamento tre proposte legislative di iniziativa popolare, tutte proposte immediatamente insabbiate e finite nel dimenticatoio. «Una legge elettorale ben congegnata e primarie istituzionalizzate, con tutte le regolamentazioni del caso, potrebbero essere un primo passo verso un maggiore coinvolgimento degli elettori» conclude il professore.
Lorenzo Guasco
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