«Io non voglio essere comandato da un governo che non ho mai eletto», «È un golpe, è anticostituzionale»: almeno una volta da un anno a questa parte sarà capitato di sentire populismi del genere riecheggiare per lo stivale. L’italiano medio, però, non si è preoccupato di consultare la Costituzione o di informarsi sulla forma di governo del proprio Paese: si è subito scagliato contro i vertici, accusandoli di aver attentato al testo fondamentale, come nemmeno un giudice della Corte Costituzionale si sarebbe mai permesso di fare.
Di fatto, la Repubblica italiana ha adottato una forma di governo parlamentare, che si fonda sul rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo. Secondo il principio della democrazia indiretta o rappresentativa, il Popolo fornisce legittimazione politica agli organi costituzionali; in particolare, affinchè si possa esercitare la sovranità indirettamente, il corpo elettorale elegge propri rappresentanti (in altre parole, deputati e senatori). Costoro, con il proprio operato, dovranno portare avanti le istanze dei cittadini filtrandole attraverso la propria visione ideologica.
A differenza del Parlamento, il Governo non viene eletto: l’articolo 94 della Costituzione prevede, infatti, che il Presidente della Repubblica nomini il Presidente del Consiglio dei Ministri «e, su proposta di questo, i Ministri». Potere esecutivo e legislativo, quindi, collaborano secondo un rapporto fiduciario, che rende il primo responsabile del secondo, al fine di determinare e attuare l’indirizzo politico del Paese. Renzi sarebbe costretto a dimettersi travolgendo l’intero Consiglio, qualora non godesse più del consenso della maggioranza. È facilmente comprensibile, allora, il fatto che il Presidente della Repubblica tenti di nominare come Primo Ministro un soggetto in grado di collaborare con la suddetta maggioranza assicurando stabilità di governo.
Nelle idi del febbraio 2014, il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha presentato le dimissioni al Capo dello Stato, dietro espressa richiesta della direzione PD; Napolitano, dopo aver eseguito le consultazioni presidenziali per capire chi potesse salvare la fragile situazione politica e economica italiana, ha affidato a Matteo Renzi, segretario del PD, il compito di formare il nuovo governo, cui seguirà la nomina. Tutto perfettamente in regola rispetto a quanto previsto dal testo fondamentale. Da quel momento, gran parte del bel Paese si è lasciato andare a qualunquismi e frasi senza alcun fondamento, dettati da una radicata – e comoda – ignoranza. All’improvviso gli italiani si sono sentiti esperti giuristi, politologi e difensori della Costituzione, quella stessa Costituzione che stavano trascurando e violando. Non che il governo Renzi sia perfetto, ma è importante ricordare che durante quel 22 febbraio non è stato ordito un colpo di Stato. A difesa dell’italiano medio sorge spontanea una domanda: e se proprio l’ignoranza del Popolo fosse l’obiettivo?
Viviana Giuffrida
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