URBINO – Una ricostruzione autentica e fedele all’originale, realizzata con cura e dovizia di particolari, del cuore pulsante di uno dei principali centri del Rinascimento italiano. La “stanza dei bottoni” del duca Federico da Montefeltro torna a splendere dopo quattro secoli grazie all’impegno della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici e Etnoantropologici della regione Marche. Il progetto ha ricevuto un giudizio eccellente da parte del Louvre, il quale ha concesso in prestito quattordici tavole di personaggi illustri un tempo collocate sulle pareti dello “studiolo” del duca. Le tavole tornano finalmente al loro posto dopo un lungo peregrinare durato circa 400 anni. Nel 1632 avvenne il primo spostamento, quando il ducato di Urbino fu annesso allo Stato Pontificio e le opere migrarono a Roma. In seguito esse furono in possesso di collezionisti privati e nel 1863 giunsero al Louvre, in cui vi faranno rientro dopo uno spazio espositivo all’interno dell’Expo.
Gli spettatori avranno modo di immergersi in un’atmosfera totalmente rinascimentale ed entrare in contatto con un antico luogo del potere: la stanza dove il duca Federico decideva le sorti della città, tra firme di trattati di pace e dichiarazioni di guerra ai nemici. Lo “studiolo” era soprattutto un luogo di profonda riflessione per il signore di Urbino, il quale cercava costantemente un ipotetico dialogo con i personaggi illustri esposti nelle pareti, nel tentativo di emularli. La stanza si affaccia sulla strada principale della città in virtù di una singolare irregolarità architettonica ricavata al momento della sua costruzione, avvenuta tra il 1473 e il 1476.
L’ambiente è particolarmente raffinato e ben illuminato. Nella parte superiore della parete, a ridosso del soffitto in oro, trovano posto ventotto ritratti di uomini illustri realizzati da due artisti della rinomata scuola fiamminga, Giusto di Gand e Pedro Berruguete (quest’ultimo attestato nei documenti dell’epoca come Pedro Spagnolo per via delle origini iberiche). Il duca fece giungere i due pittori dalle Fiandre su esempio dei re di Napoli e degli Sforza, i quali erano grandi collezionisti di tele fiamminghe. Ai nostri occhi si presenta il perfetto connubio tra la tradizione architettonica italiana e quella artistica dell’Europa del Nord.
Gabriele Mirabella
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