BARCELLONA – Continuano le proteste in Catalogna e i disordini sembrano non avere fine. Lo scorso venerdi, infatti, una folla di circa 750 mila cittadini si è riversata lungo il Carrer de la Marina per richiedere la liberazione dei detenuti politici. Trattasi di Carles Puigdemont e i ministri catalani che sono stati destituiti dai vertici istituzionali a causa dei reati di ribellione e sedizione, e che adesso si trovano in stato di detenzione a Bruxelles. Dopo l’emissione del mandato d’arresto europeo da parte del governo spagnolo nemmeno la fuga in Belgio si è rivelata una soluzione proficua dopo l’applicazione dell’articolo 155 della costituzione spagnola. «Libertà per i prigioneri politici»: questo lo slogan riportato dallo striscione alla testa del corteo.
Le migliaia di persone, accorse da tutta la Spagna a sostegno della causa comune, hanno ulteriormente testimoniato l’urgenza di affrontare una volta per tutte la problematica, che espone Mariano Rajoy ad una responsabilità enorme. Carles Puigdemont, leader fuggitivo della ribellione del suo popolo, ha inviato un videomessaggi rivolto ai manifestanti, esortandoli a rimanere attivi e a non mollare. «Puigdemont è il nostro presidente»: è questo il coro che la piazza catalana intona durante la sua marcia. Alla grande manifestazione svoltasi la scorsa settimana non era però presente l’attuale presidente del Parlamento catalano, Carme Forcadell. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Forcadell non si sarebbe recata in piazza, su consiglio dei propri legali, per scongiurare i rischi di un arresto dopo le ultime dichiarazioni rilasciate al Tribunale Supremo. La donna, infatti, ha affermato che la dichiarazione di indipendenza della Catalogna dalla Spagna, resa il 27 ottobre scorso, godeva di un valore puramente simbolico e quindi priva di ogni implicazione materiale.
Eppure gli indipendentisti nutrono la convinzione che possa ancora realizzarsi il sogno di una Catalogna libera. Si è di fatto verificato uno strano fenomeno: da un lato, i vertici istituzionali di tale movimento politico, da Puigdemont in poi, hanno effettuato un netto dietrofront; dall’altro,invece, la mobilitazione popolare è più vigorosa che mai e mira ad ottenere ciò a cui i leader hanno rinunciato. «La vostra luce arriva fino a Bruxelles e ci illumina il cammino»: twitta così Carles Puigdemont, riferendosi all’entusiamo palesato dai manifestanti di Barcellona. Al momento, però, il cammino non è più tracciato. Al contempo, il prossimo 21 dicembre la Spagna sarà chiamata al voto e il Partito Popolare di Rajoy è al centro delle critiche per le misure repressive adottate negli ultimi mesi. Gli indipendentisti, di conseguenza, potrebbero guadagnare altro importante terreno.
Francesco Laneri
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