Non ci sono stati tanti calciatori nordcoreani memorabili, a differenza dei fratelli/cugini sudcoreani come ad esempio Son Heung-min o Park Ji-sung. Han Kwang-song, però, poteva essere uno di questi, ovvero una star del calcio nordcoreano, ma anche mondiale. Il destino ha voluto che nascesse in una nazione con un sistema governativo totalitario e autarchico la quale controlla la vita di ogni suo cittadino. Una nazione in un continuo conflitto immaginario contro gli Stati Uniti, e che ogni tanto risulta essere una minaccia per la sicurezza della Corea del Sud ed il Giappone.
Sembra una vita fa quando dal Paese nordcoreano giunse il protagonista di questo articolo, Han Kwang-song, e invece era solo sette anni fa, nel 2017. Un arrivo che giunge anche grazie ai buoni rapporti del senatore Antonio Razzi con Kim Jong-un, il presidente della Corea del Nord. All’epoca il giocatore nordcoreano aveva solo 19 anni, ma già si parlava di lui con un grande futuro ad aspettarlo. Un calciatore che divenne anche idolo di tanti videogiocatori di Football Manager e di Fifa grazie al suo ottimo potenziale di crescita.
Han è uno di quei calciatori che in una terra dove il calcio non è proprio lo sport principale ne nasce uno ogni trent’anni se non di più. Aveva buone abilità per riuscire a dire la sua in Serie A. Un calciatore capace di svariare su tutto il fronte d’attacco, da punta ad esterno d’attacco, fino a giocare da trequartista. E possiamo inserirci anche un bagaglio tecnico niente male. Insomma, un attaccante moderno e completo.
Con il primo gol in Serie A con il Cagliari; la tripletta all’esordio con il Perugia in Serie B; la chiamata della Juventus, che poi lo smisterà nell’u23, Han stava vivendo un sogno. Un sogno, però, troppo più grande di lui. In una nazione come l’Italia che vive di calcio ci si innamora subito di un nuovo personaggio che a suon di gol sta conquistando una tifoseria. Di conseguenza, quindi, è inevitabile sfuggire agli occhi dei media.
Quando militava ancora al Perugia, Han ricevette una chiamata come ospite nella trasmissione della Domenica Sportiva. Un’intervista che il giovane Han non farà mai, ma il presidente dei Grifoni, Massimiliano Santopadre, al posto suo. Quella sedia vuota accanto al patròn dei perugini urtò e non poco gli umori dei presenti in studio, a partire dalla conduttrice Giorgia Cardinaletti. Il giornalista e telecronista Riccardo Cucchi tirò fuori l’argomento se il problema non fosse che ‘il ragazzo sia nordcoreano’. L’ex calciatore Marco Tardelli, invece, rincarò la dose affermando che un calciatore che gioca in Italia deve abituarsi a queste cose.
La verità, quando si tratta di situazione del genere, non esce mai a galla. Ma, sebbene non ci siano fonti certe, è facile pensare che Han abbia ricevuto una chiamata dalla sua nazione con la richiesta di evitare di fare interviste, altrimenti sarebbe stato rimpatriato. Dopo quell’episodio, Han subirà una parabola discendente. Giocherà sempre di meno, ma soprattutto non tornerà mai ai livelli dei suoi esordi. Dopo la parentesi italiana, andrà a giocare in Qatar, all’Al Duhail. Tre gol e un assist in dodici presenze e poi la rescissione del contratto. Il motivo? La Corea del Nord, nel 2020, venne sanzionata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per aver violato i trattati internazionali con un ennesimo test nucleare.
Questa sanzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si abbatte anche contro i cittadini nordcoreani impegnati a lavorare all’estero. Si pensa che i loro stipendi possano entrare nelle casse del governo nordcoreano. Quindi, a causa di questa sanzione, ogni cittadino nordcoreano all’estero è costretto al rimpatrio. Anche gli sportivi.
A causa della pandemia, Han ha dovuto aspettare almeno tre anni prima di poter tornare a casa. Di lui ormai si sono perse quasi tutte le tracce. Non risultano dati di partite disputate dal 2020 ad oggi, ma soprattutto dal 2019 non è più presente in nazionale. Prima di rimpatriare qualche mese fa, ha vissuto in un’ambasciata a Roma. Adesso, tornato in patria, sarà sottoposto ad una rieducazione di una formazione ideologica nordcoreana. Lui come qualsiasi cittadino nordcoreano che ha vissuto all’estero.
Non si sa se di lui ci saranno ancora notizie, e se tornerà a giocare a calcio, la cosa certa è che Han, classe ’98, ha dovuto dire addio al suo sogno troppo presto a causa di una tale privazione di libertà. Il troppo interesse mediatico nei suoi confronti ha causato la sua eclissi.
Foto: Goal.com
Simmaco Munno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.