Una donna, Lisa Montgomery, condannata a morte per un crimine efferrato commesso nel 2004, è stata uccisa attraverso un’iniezione letale. La notizia, riportata dall’edizione online del Corriere della Sera, è arrivata malgrado gli appelli alla sospensione e si tratta così della prima donna a essere uccisa in questo modo a livello federale nel giro di ben 68 anni, in quanto l’ultima in ordine di tempo era stata Bonnie Haedy nel 1953. Non c’è stato quindi nulla da fare per quanti si opponevano alla pena di morte, nonostante una perizia psichiatrica giunta durante la giornata di ieri aveva posticipato l’esecuzione dell’omicidio per la sua condanna a morte.
Diciassette anni fa, la donna si rese protagonista dello strangolamento di una 29enne che in quel periodo era incinta. La Montagomery le ha tagliato il ventre, ha in seguito rapito la neonata, che si chiamava Victoria, e venne immediatamente arrestata. Tre anni dopo, precisamente nel mese di ottobre del 2007, la giuria di un tribunale federale del Missouri decise all’unanimità per la sua condanna a morte e questa sentenza venne confermata in appello.
Malgrado ciò però rimase per diverso tempo sulla carta, in quanto i governi di George W Bush prima e di Barack Obama dopo avevano preso la decisione di sospendere le esecuzioni in tal senso.
Il 25 luglio 2019 la moratoria venne spezzata dal ministro della Giustizia del governo di Donald Trump, William Barr, e da allora la vicenda non fece più parlare di sé. Ma la pena di morte non è in vigore in tutti i 50 Stati del governo americano, bensì solo in 29 di essi. Inoltre, sempre nel governo americano, il livello federale esiste solamente per un ristretto ambito di reati, ovvero attentati contro il presidente, alto tradimento, crimini relazionati al traffico di sostanze stupefacenti e omicidi di difficile identificazione territoriale. Un caso che comunque a distanza di anni fa parecchio scalpore tra l’opinione pubblica statunitense.
Fonte immagine: corriere.it
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