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Che fine ha fatto il Cnel?
16 Gennaio 2017
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Che fine ha fatto il Cnel?

Home » Best politik » Che fine ha fatto il Cnel?

Dopo il referendum costituzionale di dicembre, che ha decretato una netta bocciatura della riforma che lo avrebbe abolito, il tanto discusso CNEL è tornato nel dimenticatoio dell’opinione pubblica, come era prevedibile. Tuttavia, abbandonati i festeggiamenti iniziali, presso la sede di Villa Lubin si è discusso per rivitalizzare la funzione e gli aspetti organizzativi di tale ente pubblico, dando il via ad una “autoriforma”. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il presidente Delio Napoleone e il suo vice Gian Paolo Gualaccini avrebbero preparato una bozza di riforma del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, da presentare a breve alle due Camere della Repubblica.

La bocciatura popolare della rifCnel-Referendumorma portata avanti strenuamente da Matteo Renzi implica, in primis, la revisione della legge di Stabilità del 2015, che prevedeva il congelamento delle indennità e dei rimborsi dei consiglieri, a causa di quella che sembrava un’abolizione ormai imminente del suddetto organo. Si parla di indennità di circa 25 mila euro annui per ogni consigliere, 42 mila euro per i vice presidenti e più di 200 mila per il presidente. Spese, insomma, non indifferenti. Nessuna delle forze politiche pare al momento intenzionata ad attribuire rilevanza  al CNEL, nonostante il voto popolare; tuttavia, l’ancora attuale esistenza dell’ente impone delle spese necessarie per le retribuzioni di lavoro dipendente. Nella riforma proposta da Napoleone e Gualaccini, per arginare i costi messi in luce durante la campagna referendaria dei mesi scorsi, il numero dei consiglieri verrà tagliato da 65 a 40, ma i vice presidenti passeranno da 2 a 4; inoltre, verranno rafforzate le sue funzioni consultive, attribuendo al Consiglio l’obbligo di pronunciarsi con un parere non vincolante su ogni provvedimento legislativo in ambito economico e sociale.

I provvedimenti appena elencati potrebbero segnare un punto di rottura con la fase di prolungata inerzia dei lavoratori del CNEl, ai quali non è momentaneamente affidato nessun compito specifico da eseguire. L’unica certezza presente a Villa Lubin riguarda esclusivamente la stessa sopravvivenza del CNEL, che ha portato i dipendenti ad esultare all’indomani del voto referendario. La nuova forma e le nuove mansioni del redivivo Consiglio saranno più chiare quando le istituzioni si esprimeranno sull’autoriforma presentata da Delio Napoleone. Non è chiaro, in conclusione, quando si avranno di nuovo notizie dello sconosciuto ente pubblico.

Francesco Laneri

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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