Wikipedia è forse l’enciclopedia online più famosa. Usata da tutti nelle proprie ricerche che sia solo curiosità o che aiutino nello studio. Ma pensare di l’enciclopedia libera per ricattare celebrità era impensabile e pure è quello che è successo nel Regno Unito. A svelarne i retroscena è stato il quotidiano inglese The Indipendent. Sembra che le vittime di questa estorsione fossero imprenditori, professionisti e anche personaggi del piccolo schermo britannico.
380 gli account sbloccati fino ad ora, ma non è certo che si tratti di persone diverse per ognuno di essi. Il modus operandi, se così si può definire, era sempre lo stesso: prima il contatto via web con l’offerta di modificare, ovviamente dietro compenso, le informazioni su una pagina creata all’interno del database di ricerca; in caso di rifiuto, si passava alla minaccia di pubblicare notizie false sul conto delle vittime, puntando a rovinarne la reputazione privata e professionale. Minacce che, in alcuni casi, ha portato a una vera e propria forma di pizzo, con pagamenti mensili di svariate centinaia di sterline.
Orangemoody, il nome dell’inchiesta, soprannominata così dal nome del primo account bloccato, ha alzato molti interrogativi, tra cui: non si sa ancora chi si sia nascosto dietro il primo account bloccato e non si sa se gli altri profili bloccati non siano solo dei profili manichino, manovrati e usati cioè dallo stesso gruppo di persone. Una truffa ben escogitata nel quale sono finite anche le aziende. Nella maggior parte dei casi tutto iniziava quando agli imprenditori veniva notificato il rifiuto della pubblicazione della propria pagina sull’enciclopedia. A questo punto, si faceva avanti uno di questi particolari editori che si offriva di ripubblicare la pagina contenente informazioni sull’azienda, ovviamente, sotto compenso. Convinti che la persona che li aveva contattati fosse un dipendente del sito internet, agenti immobiliari, dentisti, web designer e tanti altri professionisti mettevano mano al portafogli per pagare la tariffa proposta.
Il recente caso ha mostrato come l’enciclopedia libera, fondata nel 2001 e finanziata solamente dalle donazioni degli utenti, abbia in fondo un sistema di sicurezza fragile. Purtroppo, l’ernome mole di dati (35 milioni di voci pari a 136 milioni di pagine, in 290 lingue) non permette agli addetti ai lavori di riuscire a supervisionare tutto e questo potrebbe portare a fatti analoghi nel futuro.
Ciro Pappalardo
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