BOLOGNA – Stamattina le Forze dell’Ordine hanno iniziato le operazioni di sgombero dell’ex palazzo Telecom in via Fioravanti, occupato già dallo scorso dicembre da quasi 300 inquilini con oltre 100 bambini al seguito. Prima delle sette di questa mattina, Polizia e Carabinieri hanno iniziato a circondare l’edificio, nonostante gli scontri e le urla di protesta dei manifestanti e degli attivisti. Una «muraglia meticcia», come è stata definita, si è schierata per difendere il diritto alla casa e chiedere al Comune di Bologna una soluzione vera. L’operazione è ancora in corso di svolgimento e gli ostacoli sono molti. Nel frattampo, la via è stata chiusa al traffico e gli agenti si sono posizionati sulle strade principali bloccando un’ampia zona della Bolognina. Davanti all’ingresso dell’ex Telecom sono presenti almeno una dozzina di mezzi blindati schierati in fila e quasi duecento uomini. Gli occupanti sono saliti sul tetto in segno di ribellione e di non resa; intanto, dall’interno fanno sapere che le Forze dell’Ordine stanno sfondando i locali dove si trovano le donne e i bambini.
Si sono verificati momenti di tensione tra occupanti e agenti in divisa. Vicino al presidio è stato fatto avanzare un mezzo dei Vigili del Fuoco provocando indignazione ed ira da parte dei manifestanti. Gli agenti hanno fatto pressione per fare arrestare la gente ammassata e uno dei presenti sembra abbia riportato una contusione al dito: «Sono stata colpito con una manganellata», racconta. Oltre a lui, si contano finora due feriti, un ragazzo e una ragazza caricati sull’ambulanza: lui con la testa sanguinante e lei che, dopo il disordine, si è dovuta stendere a terra, tenendosi la testa. Sul posto ci sono anche decine di membri di vari collettivi in forma di solidarietà; fra loro, i membri di Social Log ripetono i propri slogan dichiarando che« il presidio solidale non vuole lasciare soli gli occupanti che resistono e protestano sul tetto, né le famiglie con bambini che si trovano raggiunte dalla Polizia all’interno dell’edificio».
Dentro le abitazioni, infatti, pare ci siano dei malati terminali e un bambino con il respiratore. Si levano accuse verso l’amministrazione, in nome anche di un altro bambino affetto da una grave malformazione e di sei lattanti. Il portavoce di Social Log afferma: «finora non si sono visti assistenti sociali, abbiamo provato a contattare il Comune, ma inutilmente. Ora siamo qui fino all’ultimo, per trattare e trovare una soluzione positiva». Egli stesso spiega, inoltre, che nel palazzo sono presenti ottantadue famiglie, alcune anche italiane: tutte persone provenienti da luoghi ed esperienze diverse, fra cui alcuni che hanno perso il lavoro dopo il fallimento delle proprie imprese e che non riuscivano più a pagare l’affitto. Il portavoce ci spiega « Si sono dati da fare per trovare un’occupazione, anche se non è facile. L’articolo 5 del decreto Piano Casa stabilisce, fra le altre cose, che chiunque occupi abusivamente un immobile senza titolo non può chiedervi la residenza e questo naturalmente è un problema per una eventuale regolarizzazione». A maggio si aspettava che l’amministrazione pubblica trovasse una soluzione, ma ad oggi la situazione non è stata risolta, anzi, sono state voltate le spalle al problema abitativo. « Questo problema esiste anche a Bologna ormai da diversi anni, è una difficoltà reale. Chi perde casa può andare a dormire in stazione per qualche mese, ma prima o poi il coraggio per andare ad occupare lo si trova».
Mohamed resisti è lo slogan di una lettera al presidio scritta da inseganti e ragazzini sullo sgombro dell’ex Telecom, in particolre per i compagni di scuola stranieri che sono bloccati dentro l’edificio, avvisati dai propri amici nel momento in cui è arrivata la Polizia. «Non si possono fare sgomberare delle case con bambini e malati dentro, almeno prima il Comune dovrebbe dare loro un tetto sopra la testa. Ci hanno chiesto di venire qui perché li stavano cacciando di casa», racccontano. « Li fanno sgomberare perché vivono lì senza permesso, ma in realtà lo fanno solo perché sono poveri» si legge nella lettera che i ragazzini hanno pensato di scrivere per spiegare ai compagni e alla scuola che cosa stia accadendo. Mentre si presentano in via Fioravanti, alcuni coetanei sono affacciati alle finestre dell’edificio e li salutano. Gli insegnanti e i compagni urlano, di rimando: «Mohamed resisti, ci vediamo a scuola».
Elisa Mercanti
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